sabato 8 agosto 2020

Ecco la riforma del CSM secondo Bonafede: niente carriera politica per i magistrati. E le associazioni?

Scoppia la scandalo e subito questo Governo di fanfaroni prova a farci credere di porvi rimedio, mettendo una pezza che non è altro che il tappeto dove nascondere la polvere. La riforma del CSM annunciata dal Ministro Bonafede è l’ennesima presa per i fondelli nei confronti dei cittadini, almeno di quelli più attenti, perché gli altri pare che implorino di essere presi in giro, riuscendovi.
Secondo Bonafede siamo di fronte a una riforma essenziale e lo sarebbe stata anche in assenza degli scandali dell’ultimo anno. Ma è importante ricostruire la credibilità della giustizia agli occhi dei cittadini”. E per farlo cosa fa? Impedisce ai magistrati che vogliano far politica, una volta eletti, di rientrare in magistratura. Detto così parrebbe sacrosanto, e probabilmente lo è, ma non è affatto risolutivo. Infatti il problema non è tanto il magistrato che si fa eleggere e che raramente rientra in magistratura, quanto il magistrato che si schiera neanche troppo apertamente. Per dirla tutta, il problema sono le associazioni di magistrati con marcate tendenze politiche.
Il magistrato è un uomo, e come tale è logico che abbia un’idea politica. Ma deve essere una idea sua, una cosa personale. Associarsi con altri della stessa idea all’interno dell’organo stesso dello Stato appare una deviazione, e lo è in quanto abbiamo visto quali danni questo possa produrre. Il Ministro Bonafede i danni li ha visti, ma non ne vede la causa. E propone una riforma che non riforma e soprattutto non risolve nulla.

Luca Craia