sabato 4 luglio 2020

La Regione taglia fuori le guide escursionistiche dalle cime. Fare turismo avendo le idee molto confuse.


Continua la guerra tra poveri tra le Guide Alpine marchigiane e le Guide Ambientali Escursionistiche, una guerra che va avanti da anni, con tentativi giuridici e, stavolta, col rischio di annichilire un’intera categoria professionale che fa lavorare oltre 150 persone nelle Marche e più di 6000 in tutta Italia. Ora questa guerra arriva in Regione: nei giorni scorsi la Commissione Turismo, su proposta del Consigliere ex PD e ora Gruppo Misto, Gianluca Busilacchi, ha approvato una modifica alla legge regionale che regola le escursioni in montagna escludendo le GAE dai percorsi classificati EE. Significa che ora questi percorsi potranno essere frequentati solo da gruppi guidati da Guide Alpine o da Accompagnatori di Media Montagna (AMM). In pratica, se volete andare in cima alla Sibilla, non lo potete più fare con una guida ambientale ma ci vuole una guida alpina.
Questo provvedimento, cha andrà in aula la prossima settimana per l’approvazione definitiva, ha conseguenze molto pesanti sulla categoria professionale delle guide ambientali, professionisti che fanno questo di mestiere, che hanno accordi e contratti con strutture ricettive e e tour operator che ora non potranno più rispettare. Il danno economico e professionale è evidente.
Ma c’è un altro danno, forse più grosso e, comunque, più generale che interessa tutti. Le Guide Alpine, nelle Marche, sono 4. Gli AMM sono 36. In totale, in tutte le Marche, ad accompagnare i turisti sui percorsi classificati EE ci sono soltanto 40 persone. Le GAE sono 154 e ce ne sono altri 20 che stanno completando la formazione professionale. Si sta quindi tagliando drasticamente il numero dei professionisti a disposizione per dare un servizio ai turisti, servizio che, con ogni evidenza, non sarà più possibile offrire efficacemente non avendo numeri sufficienti per soddisfare la domanda.
Che senso abbia tutto questo non si capisce. Non è una questione di professionalità, in quanto le guide escursionistiche sono riconosciute professionalmente in tutta Italia, ed è assurdo che quelle marchigiane possano lavorare ovunque tranne che in che in casa loro. È forse una scelta politica, forse un’iniziativa elettorale, fatto sta che siamo di fronte all’ennesima riprova di quanto si abbiano le idee confuse in fatto di turismo nelle Marche. Una regione che spende cifre importanti per promuovere un comparto economico che poi va ad affossare con iniziative come questa, oltretutto passata col voto favorevole di tutti tranne l’astensione del vicepresidente Malaigia.

Luca Craia