venerdì 5 giugno 2020

Reparti vuoti: adesso che ci facciamo? E coi miliardi raccolti? La sanità rimane disastrata.


Non mi va di polemizzare con Ceriscioli sui miliardi spesi per l’ospedale Covid di Civitanova. Certo che, a oggi, sembrerebbero soldi sprecati e potremmo avere l’impressione che si sia trattato dell’ennesima operazione di propaganda, in vista delle elezioni regionali di settembre, visto che, con i 12 miliardi spesi, ci abbiamo curato giusto 3 persone, con una spesa pro capite di 4 miliardi, roba da montarsi la testa (“lo vedi quanto valgo?” potrebbe dire uno dei pazienti). Ma, se sono soldi sprecati o meno, lo potremo dire solo tra qualche mese, quando avremo la certezza di aver sconfitto il virus. Al momento è presto per essere certi di qualcosa. L’unica cosa certa è che sapremo se il virus è battuto e, quindi, se Ceriscioli abbia o non abbia sprecato i soldi, solo dopo le elezioni. Pazienza.
Fatto sta che, forse, quei soldi si potevano spendere meglio. Si poteva intervenire sugli ospedali esistenti, su quelli chiusi dalla politica sanitaria che ci ha portato vicini alla catastrofe in questo momento. Spendendoli lì, oggi ce li ritroveremmo, e avremmo magari una sanità che funziona un po’ meglio e non fa morire i cittadini per un virus cinese solo perché mancano i posti letto. E già, perché la sanità italiana è ancora massacrata, come prima del virus. E non è che ci sia qualcuno che parli di come rimetterla in sesto. Perché va bene intervenire sull’economia, è fondamentale, altrimenti moriamo tutti di fame, ma occorre anche ripensare il sistema sanitario nel suo complesso, potenziarlo, renderlo efficiente ed efficace anche in casi di estrema emergenza come quello che abbiamo vissuto e stiamo ancora parzialmente vivendo. Ma non ne parla nessuno.
La Protezione Civile ha raccolto un sacco di soldi, 163.655.016. Cosa ci farà con questa somma, ora che l’emergenza, se non è finita, si è fortemente affievolita? La gente, oltretutto, sta continuando a donare. Non sarà il caso di pensare a come impiegare questi soldi, memori delle stupidaggini commesse con quelli raccolti per il terremoto? Credo sia il momento che la politica apra un dibattito serio e costruttivo su quale sanità serva in Italia, e su come costruirla o ricostruirla. Quello che abbiamo vissuto, e che si spera non dovremo rivivere più, dovrebbe averci insegnato molte cose. L’Italia storicamente fa fatica a imparare dagli errori compiuti, fa fatica a usare la storia come maestra, però non è mai troppo tardi per cambiare e migliorare. Certo che, a guardare la qualità media della classe dirigenziale italiana, c’è poco da essere ottimisti.

Luca Craia