Fa un po’ tristezza pensare che questa settimana sarebbe stata la
settimana del Veregra Street Festiva, a Montegranaro. Fa tristezza perché abbiamo
perso un’occasione di svago notevole, per quanto verrà recuperata a settembre, e
fa tristezza per i motivi per i quali, questa settimana non si festeggia,
motivi tristi, luttuosi. Occorre però guardare avanti, e avanti vuol dire solo
qualche mese, visto che il festival verrà riproposto a settembre.
Credo, però, che sia il momento giusto, questo, per aprire una riflessione
sulla manifestazione più importante per Montegranaro, sperando di poterlo fare
serenamente, con il solo obiettivo di migliorare e rendere un servizio a
Montegranaro e alla sua comunità. Vi dico la mia.
Veregra Street è diventato da tempo qualcosa di molto diverso da quello
che era in origine, e credo che dovremmo guardare all’origine, appunto, per
migliorare e avere piena soddisfazione da questo grande sforzo economico e
organizzativo. All’origine il festival era una festa, un momento di incontro e
aggregazione, di svago e di accrescimento culturale per la comunità cittadina.
Era il momento in cui ci si riuniva nel salotto buono, nel centro storico, ed
era l’occasione, come si fa in casa quando si riunisce la famiglia nella sala
da pranzo, per pulire, sistemare, aggiustare quel centro storico, il salotto
buono appunto, che già allora necessitava di grandi attenzioni.
Col tempo abbiamo via via perso la connotazione di evento di comunità per
diventare attrattiva per turisti e visitatori, cosa molto positiva se deve
portare beneficio alla comunità appunto, sterile se è fine a se stessa. E a me
pare decisamente fine a se stessa, in quanto Montegranaro, nel frattempo, non
si è mai organizzato per fornire un’offerta complessiva a chi viene da fuori,
un’offerta che esuli dai giorni del festival ma che riguardi tutto l’arco dell’anno,
un’offerta per cui il festival sia lo spot, la punta, l’iniziativa trainante di
un progetto complessivo. Il festival, invece, dura qualche giorno e poi
finisce, e con esso finisce tutta l’attrattività di Montegranaro.
Contemporaneamente esso è diventato, col tempo, sempre più inospitale per
i Montegranaresi stessi: i residenti del centro storico vivono grandi disagi,
per i quali non vengono ripagati da alcun beneficio. I commercianti, con
qualche eccezione, subiscono il festival più che trarne vantaggio. La cultura ha
piano piano ceduto spazio alla goliardia e allo svago, facendo assomigliare
Veregra Street, più che a un evento culturale, a una festa della birra.
Credo che dovremmo ripartire dalla comunità, e quest’anno, costretti a
ridurre tutto, anche le idee di grandiosità, potrebbe segnare la ripartenza
verso qualcosa di nuovo e antico allo stesso tempo. Dovremmo pensare, e ripensare,
il festival come a una grande manifestazione culturale e di aggregazione per la
comunità cittadina. Se questo riesce, è ovvio che sarà anche attrattiva per chi
viene da fuori, ma non bisogna mai perdere di vista l’origine, le radici, e
rimanere fedeli allo scopo, che è quello di far crescere e servire la comunità.
Luca Craia