Oggi Facebook, con la sua funzione “ricordi”, mi ripropone le immagini del
primo Veregra Street a cui partecipò una delle associazioni che ho fondato
nella mia vita associativa, Città Vecchia, e questo mi porta a una riflessione
che vorrei condividere senza intenti polemici ma solo per ragionare su come
funzionano le cose.
Quando fondai Città Vecchia, nel lontano 2010, avevo un sogno: quello di
creare una realtà che riuscisse a catalizzare le forze del paese per dare nuova
linfa al centro storico, tramite due azioni: l’organizzazione di eventi che
stimolasse l’attenzione della cittadinanza e della politica, e spronare la
politica, appunto, a intervenire. Fu per me una bellissima esperienza, umana
prima che sociale, perché mi permise di riallacciare rapporti, crearne di
nuovi, e vivere un momento di grande partecipazione emotiva.
Ma fu anche un momento sociale fondamentale per Montegranaro, perché questo
progetto stimolò tutto il mondo dell’associazionismo culturale, intrecciando
collaborazioni e sinergie. Era un progetto politico, in definitiva, perché si
proponeva di lavorare per la polis, per il bene comune. Ma la politica, quella
fatta di interessi, di arrivismi, di propaganda, era fuori dal progetto, non le
era consentito di interferire, poteva solo collaborare. E questo non mi è stato
perdonato.
In questi anni ho ripensato e rielaborato quanto accaduto e il perché sono
stato estromesso da quella che era, lo dico senza tema di smentita, una mia
creatura, una mia idea, un mio progetto ben preciso. E la risposta è semplice:
è entrata la politica, quella del potere, quella del controllo su ogni ganglio
della società. E quel progetto era potenzialmente molto forte, molto incisivo,
una cosa nuova che poteva scuotere la società stessa di Montegranaro. Per
questo non mi è stato consentito di andare avanti.
Quello che è andato avanti è qualcosa di molto diverso da quello che
pensavo e progettavo, e lo dico non senza amarezza e sorpresa, visto che tanti,
che erano con me fin dalla prima ora, hanno girato l’angolo nel momento stesso
in cui la politica decideva che si doveva girare l’angolo.
Non mi permetto di giudicare l’operato dell’associazione negli anni
successivi alla mia estromissione, quello lo fa la gente, lo fa la storia. Io
dico solo che la storia poteva essere molto diversa ma non lo è stata. E
secondo me è un vero peccato, e non soltanto per me.
Luca Craia