martedì 9 giugno 2020

Il lavoro in Italia non vale più niente. Ma non è colpa degli imprenditori, neache quando dicono stupidaggini.



Ha girato tantissimo nei social la notizia di quell’albergatore che cercava personale scrivendo una frase infelice su Facebook, la solita frase infelice che dicono tanti imprenditori poco intelligenti quando accusano i lavoratori di fannullaggine perché non accettano contratti capestro e stipendi da fame. Ovviamente c’è stato il consueto coro di sdegno, più che giustificabile, e i molto meno giustificabili imbecilli che hanno invaso la bacheca dell’albergatore con violenza verbale e minacce concrete, tanto da fargli chiudere il profilo, come solitamente accade in questi casi.
Anche io ho riportato la notizia nella pagina Facebook de L’Ape, spiegando il mio punto di vista, un po’ diverso da quello della massa, punto di vista che, come c’era da aspettarsi, non è stato capito. Provo a spiegarlo meglio: l’imprenditore ha ovviamente sbagliato, dimostrando di avere un altrettanto sbagliato concetto del valore del lavoro e del rispetto nei confronti dei lavoratori. Il problema, però, oltre alla scarsa intelligenza di sbattere idiozie su Facebook, è che il concetto espresso dall’albergatore non è suo, ma è quello contenuto nelle leggi che regolano il lavoro e nelle politiche attuate in questo campo da diversi anni, che poi, ovviamente, vanno a legittimare comportamenti di questo tipo.
Se è possibile assumere gente con contratti capestro, con scadenze ripetitive che diventano un costante ricatto, con tutele sempre minori, con un valore di mercato del lavoro stesso in costante calo, con un mercato portato volutamente al ribasso anche con l’inserimento di manodopera a bassissimo costo importata dai paesi poveri con pretesti umanitari, poi dagli imprenditori cosa ci si può aspettare?
Il piccolo imprenditore, come dicevo anche su Facebook, è il penultimo anello di quella catena alimentare che vede il lavoratore come ultimo. Per sopravvivere mangerà senz’altro l’ultimo anello, e lo farà in silenzio o sparando scemate su Facebook, ma lo farà perché altrimenti non sopravviverebbe, in un mercato dove gli altri non avranno scrupoli a farlo. E tutto questo è generato dalle politiche dello Stato, politiche che partono da lontano, se vogliamo dalle lacrime della Fornero ma forse anche da prima, e arrivano ai giorni nostri senza che nessuno governo abbia mai cercato di invertire la tendenza, men che meno quest’ultimo. Prendersela con gli imprenditori non è solo inutile, ma stupido.

Luca Craia