venerdì 29 maggio 2020

La decrescita (forse) felice del basket montegranarese.

Ovviamente dispiace che la squadra di serie A del tuo paese sparisca nel nulla, dopo anni di grandi soddisfazioni. Dispiace ma era prevedibile e previsto, perché un paese di poco più di 12.000 anime difficilmente può trovare le risorse per giocare campionati la cui partecipazione è estremamente onerosa e difficile anche per realtà urbane ed economiche ben più grandi. Purtroppo, quello che mi aspettavo capitasse con un ridimensionamento graduale, è precipitato, forse a causa delle conseguenze dell’epidemia. Ma la sostanza non cambia: Montegranaro non può più permettersi i sogni di qualche anno fa, quando la situazione era estremamente diversa in termini demografici e, soprattutto, economici.
Leggo però con molto piacere della volontà di collaborare con l’altra squadra, quella storica, quella che ha fatto battere i cuori di generazioni e generazioni di Montegranaresi e oggi continua a far battere i nostri, pur militando in campionati minori. Finalmente forse si ritrova l’unità, in un paese che non perde occasione per dividersi, per spaccarsi. Essere uniti, in un mondo in cui servono risorse e forze costanti, è importante, forse fondamentale, e queste prime dichiarazioni di intento fanno ben sperare per un accordo tra le due realtà che punti esclusivamente a creare qualcosa di positivo per la nostra comunità.
Certo occorrerà applicare quello che oggi sembra essere un principio largamente condiviso, forse a causa della contingenza: la resilienza. Sotto questo aspetto, la Sutor ha fondato la sua esistenza sulla consapevolezza di essere una squadra che rappresenta una comunità, che la deve rispecchiare e che deve puntare a obiettivi alla sua portata. Ha ritrovato in questo modo la dimensione di un tempo e rappresenta davvero la Montegranaro sportiva e la Montegranaro comunità cittadina.
Ora c’è da ridimensionare le aspettative di chi pensa troppo in grande, pochi in realtà, vista l’affluenza di pubblico recente al Palasavelli. A Montegranaro ora non serve alcun palazzetto, anche se piacerebbe a ognuno di noi averne uno più bello e funzionale dell’amata Bombonera. Ora abbiamo da affrontare problemi più seri e certe promesse elettorali, per quanto efficaci, dovrebbero rientrare nel nome della serietà.
Quello che dobbiamo fare ora è sostenere con forza la nostra squadra, fare sentire la vicinanza della gente di Montegranaro, un sostegno incondizionato, non subordinato al livello del campionato che si gioca ma soltanto alle ragioni del cuore e dello sport. Montegranaro ha il basket nelle vene, e questo scorre ancora.

Luca Craia