mercoledì 6 maggio 2020

Di Matteo - Bonafede. Perché il Ministro non spiega come mai ha cambiato idea?


C’è una mistificazione sottotraccia in gran parte dell’informazione che circola sul caso Bonafede-Di Matteo, ossia che si sta cercando di far sembrare il magistrato come un arrivista in cerca di qualche tipo di promozione. Vorrei fare chiarezza su questo: è stato il Ministro Bonafede a chiedere a Di Matteo la disponibilità di salire al vertice del DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), e lo ha fatto ufficialmente e alla luce del sole. Di Matteo ha poi chiesto 48 ore di tempo per pensarci e, in questo frattempo, il Ministro ha cambiato idea. Quindi Di Matteo non aveva mira alcuna, ha solo ricevuto una proposta.
La domanda che molti si stanno ponendo, sempre al fine di difendere il Ministro e screditare il Magistrato, è come mai, allora, Di Matteo non abbia agito subito invece di aspettare quasi due anni prima di parlarne. Ebbene, credo che non ci fosse modo di agire, in quanto il comportamento del Ministro, ossia il fatto che abbia cambiato idea, è del tutto legittimo, almeno da un punto di vista legale. Per questo non c’era alcuna azione da intraprendere, né allora né ora.
La questione è puramente politica e, sotto questo punto di vista, è molto grave. Perché il problema principale non è che il Ministro abbia cambiato idea, ma perché ancora oggi e con tutte le polemiche che imperversano, ancora non ha spiegato perché abbia cambiato idea. Ci possono essere mille buoni motivi per cambiare idea, suppongo, ma il Ministro dovrebbe spiegare il suo. Altrimenti diventa legittimo pensare male. Pensare male, si badi bene, non significa necessariamente supporre ingerenze della mafia nelle decisioni di Bonafede. Pensare male è anche credere che Bonafede non abbia avuto il coraggio di portare avanti la sua scelta dopo le reazioni dei boss, plateali e chiarissime. Evidentemente il Ministro non ha voluto innescare uno scontro con la Mafia. Ma questa è solo una supposizione. Se il Ministro ci dicesse i veri motivi della sua scelta, smetteremmo con le supposizioni e ragioneremmo sulla verità

Luca Craia