Ve li
ricordate quelli che dovevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno?
Quelli che avrebbero fatto nuova l’Italia, pulendola dalle vecchie logiche di
spartizione, di partitocrazia? Ecco, quelli lì ora sono al governo insieme al
PD che, invece, la partitocrazia l’ha sempre gradita. E ieri, insieme al PD, mentre
l’Italiano medio, compreso il loro elettorato, è tutto impegnato a discutere
sui social se il coronavirus ce l’hanno mandato i cinesi col meteorite o se le
mascherine usa e getta si possono lavare, si sono seduti intorno a un tavolo e,
come facevano i tanto vituperati Andreotti, Forlani, Craxi e compagnia
lottizzante, si sono allegramente spartiti le nomine dei vertici delle società
partecipate dallo Stato. Uno a te, uno a me, uno a questa corrente che sennò
sbatte la porta, la nuova politica, quando c’è da spartirsi le poltrone,
somiglia tanto alla vecchia. Solo che non le somiglia quando si tratta di avere
un po’ di competenze.
La
cosa, però, non è piaciuta a parte del Movimento, tipo la Grillo o Di Battista,
che si sono un po’ arrabbiati. La Grillo ha anche detto che, all’interno del
Movimento, esiste un problema di democrazia. E dai? Di Battista, però, non ne
ha fatto esattamente una questione di lottizzazione, quanto di rispetto delle
regole chiedendo di non accettare "la nomina a qualsiasi livello, di
coloro che, sulla base delle nostre regole, non potrebbero neanche essere
candidati al consiglio di circoscrizione". Quindi le poltrone ce le
spartiamo, ma almeno non diamole a chi ha guai con la giustizia. E qualcuno,
tra i nominati, qualche guaio ce l’ha.
Diciamo,
quindi, che il principio sarebbe di mettere alla guida delle società dello
Stato gente onesta, e qui non è che ci volesse Di Battista, è una cosa che
speriamo un po’ tutti. Ma la logica di fare la conta di quanto rappresenti in
Parlamento per prenderti tot nomine, beh, quella è partitocrazia, è
lottizzazione, è quello che hanno sempre fatto tutti. E la nuova politica dove
sta?
Luca Craia