Ha ragione ad
arrabbiarsi, il Presidente della Repubblica Italiana che, finalmente, sbatte i
pugni sulla scrivania intarsiata e impreca, ovviamente in linguaggio
diplomatico misurato con il bilancino, contro l’Europa e contro quella Christine Legardeche, invece di tendere la mano a un Paese membro in serie difficoltà, dichiara al mondo intero che non glie ne po’ fregà de meno, ottenendo, in un sol colpo, l’irritazione italiana e un patatrac economico non da poco, con buona pace della pezza messa da Ursula von der Leyen poco dopo. A parte l’intelligenza politica dimostrata da chi
governa le nostre finanze, cosa che ci tranquillizza in quanto così otteniamo
la certezza che non ce li abbiamo solo noi i cretini al potere, si palesa la
sostanziale inesistenza della mutualità del consorzio Europa che, quando serve,
non c’è, anzi c’è ma, anziché soccorrerti, ti finisce.
Mattarella si arrabbia anche perché, dopo anni di posizioni
prone, di obbedienza cieca e assoluta, di governi decisi dai burocrati anziché dalle
urne, un minimo di riconoscenza potevamo anche aspettarcela. E invece no, non è
servito a niente il massacro sociale ed economico che è stato fatto del nostro
Paese, dei nostri lavoratori, della nostra industria, della nostra agricoltura,
della nostra stessa cultura. Uno pensa: adesso riscuoto, e invece niente, ti
strappano la cambiale in faccia e tanti saluti.
Ma passerà questa emergenza, dovrà passare prima o poi. E
quando passerà sarà ora di cambiare molte cose, a partire dal rapporto con l’Europa,
anzi, dal significato stesso di Europa in termini politici, per finire a casa
nostra, chiedendo conto dei tanti errori compiuti in questa ultima drammatica
fase e andando a ritroso negli anni. Forse, se usciamo dalla pandemia, sarà ora
di fare i conti.
Luca
Craia