venerdì 13 marzo 2020

L’Europa scarica l’Italia, fa impazzire i mercati e fa arrabbiare Mattarella. Anni di servilismo non ripagati. Dopo il virus cambieranno molte cose.


Ha ragione ad arrabbiarsi, il Presidente della Repubblica Italiana che, finalmente, sbatte i pugni sulla scrivania intarsiata e impreca, ovviamente in linguaggio diplomatico misurato con il bilancino, contro l’Europa e contro quella Christine Legardeche, invece di tendere la mano a un Paese membro in serie difficoltà, dichiara al mondo intero che non glie ne po’ fregà de meno, ottenendo, in un sol colpo, l’irritazione italiana e un patatrac economico non da poco, con buona pace della pezza messa da Ursula von der Leyen poco dopo. A parte l’intelligenza politica dimostrata da chi governa le nostre finanze, cosa che ci tranquillizza in quanto così otteniamo la certezza che non ce li abbiamo solo noi i cretini al potere, si palesa la sostanziale inesistenza della mutualità del consorzio Europa che, quando serve, non c’è, anzi c’è ma, anziché soccorrerti, ti finisce.
Mattarella si arrabbia anche perché, dopo anni di posizioni prone, di obbedienza cieca e assoluta, di governi decisi dai burocrati anziché dalle urne, un minimo di riconoscenza potevamo anche aspettarcela. E invece no, non è servito a niente il massacro sociale ed economico che è stato fatto del nostro Paese, dei nostri lavoratori, della nostra industria, della nostra agricoltura, della nostra stessa cultura. Uno pensa: adesso riscuoto, e invece niente, ti strappano la cambiale in faccia e tanti saluti.
Ma passerà questa emergenza, dovrà passare prima o poi. E quando passerà sarà ora di cambiare molte cose, a partire dal rapporto con l’Europa, anzi, dal significato stesso di Europa in termini politici, per finire a casa nostra, chiedendo conto dei tanti errori compiuti in questa ultima drammatica fase e andando a ritroso negli anni. Forse, se usciamo dalla pandemia, sarà ora di fare i conti.


Luca Craia