Noi siamo il Paese
di Dante Alighieri, di Leonardo da Vinci, di Cristoforo Colombo. La nostra è la
terra da cui sono partiti i civilizzatori del mondo. La nostra cultura è stata
un faro per l’umanità. Il genio italiano ha donato alle nazioni i fondamenti
del progresso scientifico e tecnico. Il nostro Paese è indubbiamente il più
bello d’Europa, forse del mondo. Il nostro estro ci ha portati a primeggiare
nei mercati del bello. Noi siamo l’Italia.
L’Italia era, fino
a pochi, pochissimi anni fa, la settima potenza industriale al mondo. La nostra
Nazione era fondamentale nel quadro geopolitico mondiale, e non solo per la
posizione strategica, ma anche e soprattutto per il peso e il rispetto politico
internazionale. Fino a pochi, pochissimi anni fa eravamo un Paese dinamico,
industrialmente fortissimo, economicamente florido. Il Popolo Italiano aveva
grandi sogni, grandi prospettive. Poi si è rotto qualcosa.
Da quando si è
rotto quel qualcosa, siamo andati in picchiata, lungo un dirupo che sembrava
non finire mai. Forse, ora, in questo momento, stiamo arrivando in fondo, alla
fine del precipizio. Ci stiamo schiantando. Non finiremo così, ma ci faremo
male. Ma da qui, da questo fondo e dai rottami del nostro Paese, dobbiamo e
possiamo ripartire. Sono stati commessi errori gravissimi, errori che ci hanno
spinto in questo burrone. È il momento di riconoscerli, non tanto per
dietrologia, vendetta, rivalsa, quanto per capire da dove prendere la spinta
per risalire, dove non sbagliare più, dove andare a correggere.
Abbiamo le qualità
e la forza per risalire, per tornare a essere grandi, i più grandi. E, quando usciremo
da questo ennesimo disastro che non è una disgrazia, ma l’ennesimo macroscopico
errore, avremo la possibilità ma anche il dovere sacrosanto di ricominciare e
puntare in alto. E molto in alto possiamo andare, perché questa è l’Italia, il
Paese più bello del mondo. Noi siamo gli Italiani, i migliori.
Luca
Craia