martedì 3 marzo 2020

Burattini


Eccola qua, l’Italia dei Di Battista, dei Di Maio, dei Renzi, dei Berlusconi, dei Salvini e di tutti i cazzari che ci governano, ci hanno governato recentemente e ci vorrebbero governare. Eccola qua, la loro Italia, un Paese in declino verticale, un Paese in regressione culturale, un Paese che sta crollando economicamente, senza più valori, disonorato, svenduto, rotto. Un Paese in mano ai barbari, ai furfanti, ai servi traditori, ai doppiogiochisti, agli incapaci, agli illusi. Un Paese che ha abbandonato il suo Popolo, lo ha lasciato senza servizi, senza assistenze, a morire cascando da un ponte di un’autostrada, in una corsia di ospedale senza posti letto, ammalato di un morbo che non si è voluto contrastare, in mano a criminali venuti da tutto il mondo a rendere invivibili le città, chiuso in gabbie dorate piene di luci e musichette e spendere quei quattro soldi che ancora ha girando con un criceto sulla ruota, imbambolato da televisione e telefonino, a lavorare per un tozzo di pane ringraziando Dio di avere almeno quello.
Io mi ricordo un’Italia diversa, un’Italia ricca, all’avanguardia, propulsiva, rispettata da tutti, potenza economica, punto di riferimento culturale, un’Italia che progrediva, cresceva nei diritti, produceva servizi, infrastrutture, un’Italia che vedevi crescere e diventare sempre più forte. Mi ricordo un Popolo pieno di fiducia, che credeva nel futuro, che viveva la vita in pieno e ne godeva, che sapeva di avere un Paese su cui contare.
Ci hanno detto che ci hanno rubato quel Paese, quell’Italia. Forse. Ma non ci dicono che continuano a rubarlo, a saccheggiarlo ogni giorno, sciacalli, venditori di materassi che si spacciano per statisti, giocatori di tre carte che decidono del nostro futuro. Rubano ogni giorno un pezzo di futuro, ci truffano ogni volta che parlano, ci violentano ogni volta che decidono cose che vanno contro di noi. Guardatevi intorno, guardate come hanno ridotto questo Paese dopo che abbiamo cacciato i ladri, ditemi una sola delle promesse che ci hanno fatto che sia stata mantenuta. Indicatemi dove sta la nostra sanità, dove sono finite le autostrade, le ferrovie, le nostre industrie, la nostra ricerca scientifica, la scuola. Dove è finito il futuro dei nostri figli, quel futuro che a noi sembrava tutto d’oro.
Eravamo la quinta potenza industriale del mondo. Oggi le previsioni dicono che non usciremo interi dalla crisi provocata dall’epidemia. Ci hanno rubato tutto, e sappiamo chi è stato, abbiamo i nomi e i cognomi. Abbiamo tutti i colpevoli, messi belli in fila davanti a noi, partendo da destra e finendo a sinistra. Stanno tutti lì, ancora a raccontarci favole, a venderci pentole, a regalarci il pelapatate.
E noi? E noi siamo divisi tra chi tifa per l’uno e chi tifa per l’altro, come se stessimo guardando una partita che, una volta finita, come è andata è andata, non ci riguarderà più. Stiamo tutti col bandierone in mano a gridare lo slogan che ci suggeriscono. Ma nessuno chiede conto ai giocatori d’azzardo dei quali stiamo guardando i magheggi del male che ci hanno fatto. Nessuno. Ed è per questo che sono pessimista: non perché chi muove i fili continua a massacrarci, ma perché siamo incapaci di reagire, burattini inerti, buttati contro un muro coi fili a penzoloni.

Luca Craia