Eccola qua, l’Italia
dei Di Battista, dei Di Maio, dei Renzi, dei Berlusconi, dei Salvini e di tutti
i cazzari che ci governano, ci hanno governato recentemente e ci vorrebbero
governare. Eccola qua, la loro Italia, un Paese in declino verticale, un Paese
in regressione culturale, un Paese che sta crollando economicamente, senza più
valori, disonorato, svenduto, rotto. Un Paese in mano ai barbari, ai furfanti,
ai servi traditori, ai doppiogiochisti, agli incapaci, agli illusi. Un Paese
che ha abbandonato il suo Popolo, lo ha lasciato senza servizi, senza assistenze,
a morire cascando da un ponte di un’autostrada, in una corsia di ospedale senza
posti letto, ammalato di un morbo che non si è voluto contrastare, in mano a
criminali venuti da tutto il mondo a rendere invivibili le città, chiuso in
gabbie dorate piene di luci e musichette e spendere quei quattro soldi che
ancora ha girando con un criceto sulla ruota, imbambolato da televisione e
telefonino, a lavorare per un tozzo di pane ringraziando Dio di avere almeno
quello.
Io mi ricordo un’Italia
diversa, un’Italia ricca, all’avanguardia, propulsiva, rispettata da tutti,
potenza economica, punto di riferimento culturale, un’Italia che progrediva,
cresceva nei diritti, produceva servizi, infrastrutture, un’Italia che vedevi
crescere e diventare sempre più forte. Mi ricordo un Popolo pieno di fiducia,
che credeva nel futuro, che viveva la vita in pieno e ne godeva, che sapeva di
avere un Paese su cui contare.
Ci hanno detto che
ci hanno rubato quel Paese, quell’Italia. Forse. Ma non ci dicono che
continuano a rubarlo, a saccheggiarlo ogni giorno, sciacalli, venditori di
materassi che si spacciano per statisti, giocatori di tre carte che decidono
del nostro futuro. Rubano ogni giorno un pezzo di futuro, ci truffano ogni
volta che parlano, ci violentano ogni volta che decidono cose che vanno contro
di noi. Guardatevi intorno, guardate come hanno ridotto questo Paese dopo che
abbiamo cacciato i ladri, ditemi una sola delle promesse che ci hanno fatto che
sia stata mantenuta. Indicatemi dove sta la nostra sanità, dove sono finite le
autostrade, le ferrovie, le nostre industrie, la nostra ricerca scientifica, la
scuola. Dove è finito il futuro dei nostri figli, quel futuro che a noi
sembrava tutto d’oro.
Eravamo la quinta
potenza industriale del mondo. Oggi le previsioni dicono che non usciremo interi
dalla crisi provocata dall’epidemia. Ci hanno rubato tutto, e sappiamo chi è
stato, abbiamo i nomi e i cognomi. Abbiamo tutti i colpevoli, messi belli in
fila davanti a noi, partendo da destra e finendo a sinistra. Stanno tutti lì,
ancora a raccontarci favole, a venderci pentole, a regalarci il pelapatate.
E noi? E noi siamo
divisi tra chi tifa per l’uno e chi tifa per l’altro, come se stessimo
guardando una partita che, una volta finita, come è andata è andata, non ci
riguarderà più. Stiamo tutti col bandierone in mano a gridare lo slogan che ci
suggeriscono. Ma nessuno chiede conto ai giocatori d’azzardo dei quali stiamo
guardando i magheggi del male che ci hanno fatto. Nessuno. Ed è per questo che
sono pessimista: non perché chi muove i fili continua a massacrarci, ma perché siamo
incapaci di reagire, burattini inerti, buttati contro un muro coi fili a
penzoloni.
Luca
Craia