mercoledì 12 febbraio 2020

Salvini va a processo: autogol clamoroso della sinistra.



Il processo a Salvini sul caso Gregoretti è, per citare Fantozzi, sempre più guru della politica moderna, una cagata pazzesca. Lo hanno capito pure a sinistra, dopo anni in cui hanno adoperato la magistratura o, almeno, quella frangia di magistratura politicizzata che, per fortuna, non la rappresenta tutta, come arma politica per annientare, o cercare di annientare l’avversario. Lo hanno fatto con Berlusconi, probabilmente lo hanno fatto, facendosi sfuggire di mano tutta la faccenda, con la prima repubblica, lo fanno quotidianamente anche a livelli molto più piccoli e io stesso ne so qualcosa.
Ma stavolta si tratta di un autogol clamoroso, perché il bluff è stato scoperto, perché la gente ha mangiato la foglia e, in buona parte, non ci casca più. Lo ha capito bene Salvini, che non solo ha accettato di buon grado l’idea di farsi processare ma la sta utilizzando a suo favore. Mi pare che i numeri, quelli che danno la Lega in crescita e l’hanno fatto diventare il primo partito italiano nonostante le sparate di Salvini che paiono fatte apposta per spaventare l’elettorato moderato, parlino molto chiaro, e dicono che la politica sull’immigrazione della Lega stia interpretando perfettamente il sentimento dell’Italiano medio che si sente, direi anche a ragione, minacciato dalle porte spalancate volute dalla sinistra e dall’Europa.
Non sempre il Popolo ha ragione, mi si dirà, ma in questo caso mi pare ne abbia da vendere, anche se certamente non è l’immigrazione il problema più grande che abbiamo. Ma è un problema grande, e non porselo è pericoloso, come è pericoloso non risolverlo. Deve averlo capito anche il vertice del Pd, che non spinge più per l’accoglienza a ogni costo e che, a un certo punto, deve essersi reso conto dell’immane stupidaggine fatta mandando a processo Salvini. Ha cercato di rimediare, ma ormai è fatta. E Salvini va allegramente dal giudice a farsi giudicare, mentre a sinistra si mangiano le unghie e il Movimento 5 Stelle dimostra a quei pochi elettori rimasti quanto sia mal riposto il loro voto. (Foto ANSA)

Luca Craia