A me dispiace, e
lo dico sinceramente, che al carnevale di Montegranaro ci fosse poca gente. Mi
dispiace perché era la prima volta, dopo tanti anni, che si festeggiava il
carnevale durante il periodo di carnevale e non in quaresima, ma soprattutto
dispiace perché era un’occasione per fare comunità. Un carnevale in minore,
piccolino, senza gli sfarzi degli anni dell’opulenza: l’idea m’era piaciuta, lo
confesso, e vederla non riuscire mi rattrista. Certo, c’erano altri carnevali
in giro, più grandi, più spettacolari e più antichi, ma non credo che tutti i
Montegranaresi stessero, per dire, a Fermo. Poi c’era la paura del coronavirus,
e anche quella sicuramente ha influito, ma da altre parti la gente circolava,
solo Montegranaro era deserta, come ogni domenica.
Già, perché Montegranaro,
la domenica, è deserta. E forse è soprattutto per questo che al nostro
carnevalino c’erano solo una manciata di bambini con relativi genitori. La
gente non frequenta più il paese, e le iniziative non funzionano più. Le stesse
idee messe in campo per il Natale hanno visto una partecipazione scarsa,
salvata solo dalla presenza delle scuole che hanno rinfoltito il pubblico. I
Montegranaresi non sono più abituati a vivere il loro paese, anche perché il
loro paese, per la maggior parte del tempo, non offre quasi niente.
Ma forse dipende
anche dal clima avvelenato che si respira ormai da qualche anno, dalle tante,
troppe divisioni, dalla politica incattivita, minacciosa, a volte intimidatoria.
È una tristezza vedere Montegranaro svuotata, manco ci fosse la quarantena pure
qui. È un paese popolato di gente sola, che non appartiene a una comunità perché
la comunità sta scomparendo. E tutto questo innesca spirali negative, che
portano sempre nella direzione del degrado. È ora che ci riprendiamo il nostro
paese, prima che sia troppo tardi.
Luca
Craia