martedì 14 gennaio 2020

Togliere la concessione a Benetton è l’ennesimo favore. L’Italia senza infrastrutture.


E, improvvisamente, l’Italia si accorse di non avere più strade. L’ex quinta potenza industriale del mondo, un tempo seduta al tavolo delle Nazioni più potenti, una trentina d’anni dopo Tangentopoli, che avrebbe dovuto ripulire il sistema e restituirci un Paese senza corruzione, si ritrova spezzata in due, anzi, in mille pezzi. Anni di mancati investimenti nelle infrastrutture per la paura di indebitarsi, per seguire i dettami di Bruxelles, per evitare ruberie che, poi, si spostavano altrove, in ogni piccolo ganglio della pubblica amministrazione, hanno generato un Paese che si avvia inesorabilmente verso la paralisi dei collegamenti viari, oltre che a una carenza cronicizzata di servizi in generale.
Una politica cieca, insipiente, incapace ha regalato comparti strategici ai privati, sommando i mancati investimenti pubblici alla ricerca spasmodica e, a tratti, criminale del profitto che ha bloccato persino le ordinarie manutenzioni. Oggi scopriamo che le nostre autostrade sono pericolose. Lo scopriamo cadendo da viadotti sopra le città, lo scopriamo per i provvedimenti dei giudici, che si sostituiscono alla politica per evidenziare un enorme problema altrimenti destinato a rimanere nascosto fintanto che non ci scappi il morto.
L’A14 è forse il simbolo del declino, del punto di non ritorno di un Paese sfasciato per colpa di politici incapaci e di imprenditori senza scrupoli. Dopo i viadotti chiusi a metà nelle Marche, ora arriva il divieto di transito per i mezzi pesanti sul viadotto tra Pineto e Pescara, perché la struttura rischia di cascare come il ponte Morandi. Il che significa che si intaseranno le strade parallele, che i centri abitati, che in quella zona si sviluppano lungo la strada statale, diventeranno invivibili. Tutto questo perché, in anni e anni, non solo non si è investito per adeguare le strade alla mole di traffico che devono sopportare, ma non si è fatta neanche la manutenzione ordinaria.
Togliere la concessione ad Altantia, a questo punto, sarebbe quasi fargli un favore. Atlantia deve mettere mano alla rete affidatale e la deve rimettere a posto, deve fare tutti gli investimenti che non ha fatto in questi anni. E, siccome ogni giorno viene fuori una magagna nuova, deve restare a disposizione per sanarle tutte. In quanto agli investimenti, se ancora riteniamo che fare debito pubblico sia sbagliato, siamo destinati all’estinzione. E infatti lo siamo.

Luca Craia