lunedì 27 gennaio 2020

Perde il Salvini citofonista. O si cambia strategia o si restituisce il Paese al PD.


Se ci piacesse fare il giochino di chi non perde mai, quello che si faceva un tempo e nel quale ognuno trovava motivo di soddisfazione anche nei risultati elettorali più miseri, potremmo anche dire che, in Emilia Romagna, la destra non poteva sperare di meglio. Se invece vogliamo analizzare la realtà, è evidente che siamo di fronte a una sonora sconfitta. Sonora, perché i sondaggi dicevano un’altra cosa. Sonora perché la Lega ha perso un’occasione, e l’ha persa male, con una campagna elettorale strillata, sguaiata, da bulletti di terza media.
E non mitiga certo la sconfitta il risultato calabrese, un risultato targato Forza Italia, su cui l’highlander Berlusconi ha messo il timbro da tempo. Sommando le due cose, la destra che si poneva l’obiettivo di essere alternativa alla sinistra, quella sinistra finta che somiglia tanto a Berlusconi, ha perso l’occasione. Non l’ultima occasione, ben inteso, ma un’occasione importante. In Emilia Romagna si conferma lo status quo, così come in Calabria, con una Lega che doveva essere protagonista e, invece, da una parte è sconfitta e dall’altra è comprimaria.
Il risultato va analizzato e deve portare a delle valutazioni, valutazioni necessarie altrimenti La Lega rischia di dissipare un vantaggio che pareva consolidato. La Lega ha perso perché la strategia dello scontro non paga più, perché la gente si è stancata di grida, slogan e pagliacciate. Quell’elettorato moderato, che in Italia ha sempre rappresentato l’elemento che fa la differenza tra il vincere e il perdere, tra il governare e lo stare all’opposizione, non ha premiato, come era prevedibile, la strategia dei citofoni.
Non credo che questo possa mettere in discussione la leadership di Salvini, ma può, anzi, deve imporre una riflessione sulle strategie e sui contenuti, che sicuramente ci sono, ma non vengono comunicati adeguatamente. Oggi l’elettore di centro vuole sapere come si governerà, che progetto si ha, a cosa si metterà mano e come vi si metterà mano. In Emilia Romagna, votando PD, l’elettore ha scelto la sicurezza di non cambiare, di lasciare le cose come stanno piuttosto che affidarsi a qualcuno che vuole cambiare, sì, ma non dice come e cosa. In Calabria lo stesso, l’elettore ha scelto di non cambiare, e si è affidato a Berlusconi, al datore di lavoro di Mangano, al socio di Dell’Utri.
E tutto questo avviene mentre coloro che volevano cambiare tutto, rivoltare l’Italia come un calzino, vanno velocemente verso l’oblio. Il Movimento 5 Stelle, come prevedibile, sparisce con inesorabile regolarità, perdendo elettori, prima a favore della Lega e poi del PD. Un peccato, un’altra occasione persa.

Luca Craia