martedì 28 gennaio 2020

Ipotesi sottosegretario al cratere. Perché la ricostruzione parte aumentando la burocrazia.


Che su come uscire dal pantano della ricostruzione non si abbiano le idee chiare o, meglio, non se ne abbiano proprio mi pare evidente. E, ovviamente, senza pensare, ma lo penso, che ci sia un disegno preciso dietro, un disegno diretto alla desertificazione delle aree montane, cosa di cui parlo già dal 2016, quando certi scienziati che ora pontificano sullo spopolamento ancora non avevano capito neanche che non avrebbero rimosso manco le macerie. In ogni caso, se servisse una prova che non sanno che pesci pigliare, consciamente o inconsciamente che sia, arriva l’ipotesi del sottosegretario al cratere.
Il sottosegretario al cratere, per citare il ragioner Fantozzi che, sicuramente, avrebbe fatto meglio dei quattro governi che si sono succeduti dal 2016 a oggi, è una cagata pazzesca. Chiunque dotato di un minimo di intelletto lo capirebbe, ed è qui che si rafforza il sospetto che non siamo di fronte a un caso di idiozia collettiva bensì a un progetto ben definito. La ricostruzione non parte per la burocrazia, per le strutture bizantine del nostro Stato e per i provvedimenti volti a bizantinarle ulteriormente, per le norme che si contraddicono e che complicano le cose, per una matassa sempre più intrecciata il cui bandolo forse manco esiste più.
E questi che si inventano? Il sottosegretario. Dovrebbero semplificare, adottare un testo unico che annulli o sovrasti tutti i precedenti, norme chiare e precise, capacità decisionali affidate a un unico organismo, magari il commissario, a patto che sia capace. E invece aumentano l’apparato. A questo punto penserei anche a un ministro. Istituiamo il ministero della non-ricostruzione o, meglio , della desertificazione. Una poltrona in più, tanto, non ci fa né caldo né freddo, tanto abbiamo i soldi risparmiati col taglio dei parlamentari e della democrazia…

Luca Craia