Che su come uscire
dal pantano della ricostruzione non si abbiano le idee chiare o, meglio, non se
ne abbiano proprio mi pare evidente. E, ovviamente, senza pensare, ma lo penso,
che ci sia un disegno preciso dietro, un disegno diretto alla desertificazione
delle aree montane, cosa di cui parlo già dal 2016, quando certi scienziati che
ora pontificano sullo spopolamento ancora non avevano capito neanche che non
avrebbero rimosso manco le macerie. In ogni caso, se servisse una prova che non
sanno che pesci pigliare, consciamente o inconsciamente che sia, arriva l’ipotesi
del sottosegretario al cratere.
Il sottosegretario
al cratere, per citare il ragioner Fantozzi che, sicuramente, avrebbe fatto
meglio dei quattro governi che si sono succeduti dal 2016 a oggi, è una cagata
pazzesca. Chiunque dotato di un minimo di intelletto lo capirebbe, ed è qui che
si rafforza il sospetto che non siamo di fronte a un caso di idiozia collettiva
bensì a un progetto ben definito. La ricostruzione non parte per la burocrazia,
per le strutture bizantine del nostro Stato e per i provvedimenti volti a bizantinarle
ulteriormente, per le norme che si contraddicono e che complicano le cose, per
una matassa sempre più intrecciata il cui bandolo forse manco esiste più.
E questi che si
inventano? Il sottosegretario. Dovrebbero semplificare, adottare un testo unico
che annulli o sovrasti tutti i precedenti, norme chiare e precise, capacità
decisionali affidate a un unico organismo, magari il commissario, a patto che
sia capace. E invece aumentano l’apparato. A questo punto penserei anche a un
ministro. Istituiamo il ministero della non-ricostruzione o, meglio , della
desertificazione. Una poltrona in più, tanto, non ci fa né caldo né freddo,
tanto abbiamo i soldi risparmiati col taglio dei parlamentari e della
democrazia…
Luca
Craia