venerdì 20 dicembre 2019

Ricostruzione: priorità a chi percepisce il CAS. Lo Stato tutela se stesso, non i terremotati.


Il C.A.S. costa allo stato. Costa tutti i mesi, perché deve pagare l’affitto a quei terremotati che ancora non hanno ricevuto una SAE, una di quelle lussuose villette piene di confort e calore. Le SAE, invece, ormai sono state pagate, anche se profumatamente, e non gravano più sui bilanci. Evidentemente per questo motivo, nell’ultimo decreto per il terremoto, si è pensato di dare priorità, nella ricostruzione che verrà da qui a cent’anni, a chi riceve il C.A.S., mentre chi vive nelle casette di marzapane può attendere.
Del resto, che hanno da lamentarsi? Le casette sono comodissime, addirittura ci crescono i funghi, senza dover andare per boschi a raccoglierli, c’è l’acqua corrente lungo i muri, impianti di riscaldamento autocongelanti, pavimenti che si sollevano da soli, altro che tappeti volanti. Vivere in una SAE è magico. Eppure i terremotati non sembra l’abbiano presa troppo bene. Solo che hanno altro a cui pensare, piuttosto che protestare. Hanno da accusarsi a vicenda, da fare i processi sommari, da pensare alla lista per le prossime elezioni, soprattutto hanno da cercare di superare il quarto inverno di fila tra le macerie. E questo, chi pensa certi decreti, lo sa: i terremotati abbaiano ma non mordono.
In ogni caso, il segnale è evidente, anche se non serviva: allo Stato, dei terremotati, non glie ne può fregare di meno. L’obiettivo è risparmiare. E si comincia dal CAS. Anche se, diciamocelo, tutto questo è un finto problema perché, per quando partirà davvero la ricostruzione, nelle SAE ci saranno gli eredi di chi le occupa ora e il CAS sarà diventato una delle tante voci di spesa finanziate in automatico, quelle che ti dimentichi che ci sono.

Luca Craia