mercoledì 18 dicembre 2019

Possibile che a Sondrio siano tutti razzisti? Quando la propaganda dipinge un paese (cattivo) che non c’è.


Non ci credo e non ci voglio credere. Per questo sono andato a documentarmi, e ho scoperto che faccio bene a non crederci. La notizia diffusa da Open e da altri giornali, nella giornata di ieri, che racconta un brutto fatto capitato a pronto soccorso di Sondrio, è una notizia raccontata in modo tale da far sembrare una cosa che non è. Nella giornata di sabato 14 dicembre, presso il pronto soccorso dell’ospedale di Sondrio, è deceduta una bambina di 5 mesi, per cause che sono ancora da accertare. La madre, presente in sala di attesa, si è disperata. La povera donna non ha retto al dolore e si è data a urla e strepiti, come mi pare normale che succeda quando capitano tragedie del genere. Il fatto che la donna sia nigeriana ha fatto esplodere la notizia perché, secondo i suddetti giornali, le persone presenti in sala d’attesa, anziché applicare l’umana pietà, avrebbero insultato la donna con epiteti razzisti della peggior specie. A leggere la notizia parrebbe che in sala d’attesa ci fossero solo persone di una cattiveria tale da far impallidire un nazista.
Io personalmente credo che i razzisti ci siano, e che siano davvero più cattivi dei nazisti. Ma mi rifiuto di credere che, nella sala di aspetto di un pronto soccorso, ci siano solo razzisti. Mi pare più logico e sano pensare che ce ne siano uno o due, e probabilmente è proprio quello che è realmente accaduto a Sondrio. Infatti pare che l’unica testimonianza di queste offese razziste provenga da una giovane insegnante che avrebbe raccontato l’episodio la sera stessa, durante una manifestazione delle “sardine”. Il personale sanitario, tramite l’ufficio stampa dell’ospedale, ha fatto sapere che nessun operatore era presente nella sala d’attesa e che, quindi, non può dire cosa sia esattamente accaduto. Il racconto dell’insegnante, quindi, sarebbe partito dalle “sardine” che, diciamolo, non sono propriamente super partes quando c’è da dipingere l’Italia come un Paese in balia di razzisti e nazisti. I giornali che hanno ripreso la notizia soltanto un paio di giorni dopo avvalorano la tesi che l’unico racconto scaturito della faccenda sia partito proprio da lì.
A me pare terrificante che si debba utilizzare una tragedia come questa, una madre che perde la figlioletta e la sua disperazione, per fare propaganda e per dare un quadro del nostro Paese quanto mai distante dalla realtà. È aberrante e avvilente, sia per la probabile mistificazione, sia per lo scarso amor patrio che se ne evidenzia. Dei giornali che hanno dato risalto al tutto voglio soltanto tacere.

Luca Craia