Non ci credo e non
ci voglio credere. Per questo sono andato a documentarmi, e ho scoperto che
faccio bene a non crederci. La notizia diffusa da Open e da altri giornali,
nella giornata di ieri, che racconta un brutto fatto capitato a pronto soccorso
di Sondrio, è una notizia raccontata in modo tale da far sembrare una cosa che
non è. Nella giornata di sabato 14 dicembre, presso il pronto soccorso dell’ospedale
di Sondrio, è deceduta una bambina di 5 mesi, per cause che sono ancora da
accertare. La madre, presente in sala di attesa, si è disperata. La povera
donna non ha retto al dolore e si è data a urla e strepiti, come mi pare
normale che succeda quando capitano tragedie del genere. Il fatto che la donna
sia nigeriana ha fatto esplodere la notizia perché, secondo i suddetti
giornali, le persone presenti in sala d’attesa, anziché applicare l’umana
pietà, avrebbero insultato la donna con epiteti razzisti della peggior specie.
A leggere la notizia parrebbe che in sala d’attesa ci fossero solo persone di
una cattiveria tale da far impallidire un nazista.
Io personalmente
credo che i razzisti ci siano, e che siano davvero più cattivi dei nazisti. Ma
mi rifiuto di credere che, nella sala di aspetto di un pronto soccorso, ci siano
solo razzisti. Mi pare più logico e sano pensare che ce ne siano uno o due, e
probabilmente è proprio quello che è realmente accaduto a Sondrio. Infatti pare
che l’unica testimonianza di queste offese razziste provenga da una giovane
insegnante che avrebbe raccontato l’episodio la sera stessa, durante una
manifestazione delle “sardine”. Il personale sanitario, tramite l’ufficio
stampa dell’ospedale, ha fatto sapere che nessun operatore era presente nella
sala d’attesa e che, quindi, non può dire cosa sia esattamente accaduto. Il
racconto dell’insegnante, quindi, sarebbe partito dalle “sardine” che,
diciamolo, non sono propriamente super partes quando c’è da dipingere l’Italia
come un Paese in balia di razzisti e nazisti. I giornali che hanno ripreso la
notizia soltanto un paio di giorni dopo avvalorano la tesi che l’unico racconto
scaturito della faccenda sia partito proprio da lì.
A me pare
terrificante che si debba utilizzare una tragedia come questa, una madre che
perde la figlioletta e la sua disperazione, per fare propaganda e per dare un
quadro del nostro Paese quanto mai distante dalla realtà. È aberrante e
avvilente, sia per la probabile mistificazione, sia per lo scarso amor patrio
che se ne evidenzia. Dei giornali che hanno dato risalto al tutto voglio
soltanto tacere.
Luca
Craia