Qualche giorno fa
plaudivo alle parole del Presidente uscente di Marca Fermana, Strefano
Pompozzi, che indicava l’associazione come possibile “cabina di regia” per il
turismo nel Fermano. La cosa è condivisibilissima, in quanto serve
assolutamente un coordinamento sul territorio che non faccia cadere nel vuoto i
tanti sforzi che si fanno per promuoverlo e che, al momento, risultano
iniziative locali disorganiche la cui efficacia, proprio per questo, si perde
quasi totalmente. L’appello di Pompozzi arriva nel momento il cui lascia la
guida dell’associazione senza indicare un successore, e questo apre il dibattito,
se non la battaglia, sulla successione.
Ed è qui che casca
l’asino: tra i vari candidati ci sono personalità illustri e degnissime ma che
sono frutto si mere indicazioni politiche, anche laddove queste indicazioni
provengano da associazioni di categoria che, certamente, non sono avulse alla
politica esse stesse. Quindi è pensabile che, a dirigere l’associazione, ci
sarà un personaggio, auguriamoci capace, ma indicato dalla politica che si
muoverà nei canoni della politica. Ed è qui che tutto il discorso va a
naufragare. La politica deve fare un passo indietro, se vuole davvero creare un
organismo funzionale e funzionante, e il vertice di questo deve essere frutto
non di accordi tra poteri ma di capacità e competenze dimostrate sul campo. È un
principio che dovrebbe valere in ogni campo, in ogni organismo che non sia
elettivo, ma i residui peggiori della prima repubblica, dopo esserci disfatti
di quelli migliori, sono ancora tutti vivi e vegeti. E duri a morire.
Luca
Craia