Non sono mai
andato al cinema a vedere un film di Checco Zalone, al massimo ho visto qualcosa
in televisione e l’ho trovata divertente, scanzonata, certamente non da premio
oscar ma molto più intelligente di tanta roba spacciata per satira. In questi
giorni ho sentito parlare del trailer del suo ultimo film, accusato da sinistra
di razzismo, e mi sono incuriosito. Così sono andato a guardarmelo e,
sinceramente, di razzista non ci ho trovato nulla.
Ci ho trovato,
invece, la rappresentazione ironica di una realtà quotidiana che viviamo tutti,
almeno quelli che fanno una vita normale, che fanno la spesa, che vanno a fare
rifornimento. Spero che qualcuno non si sia immedesimato anche nella parte della
moglie fedifraga ma, per il resto, mi pare il racconto comico dell’esperienza
comune.
L’accusa di
razzismo, quindi, sembra campata per aria, a meno che chi accusa non sia mai
andato in un supermercato perché ci pensa la colf filippina, o non faccia
rifornimento perché ha l’autista. In ogni caso, quello che traspare da questa
ennesima polemica sterile è che, per una certa parte politica, la realtà non va
rappresentata tutta ma soltanto quella porzione che non metta in discussione i suoi
assiomi. E anche questo episodio diventa testimonianza di come si voglia, e
spesso si riesca, a manipolare la realtà quando la si racconta epurata. Zalone,
almeno nel trailer, ce ne mette davanti una innegabile, e ci fa sorridere,
anche se amaramente.
E, in definitiva,
è tutta pubblicità gratuita per il film. Zalone, probabilmente, ringrazia di
cuore.
Luca
Craia