martedì 26 novembre 2019

La Montegranaro della gente innamorata di Montegranaro


Oggi mi è ricapitata sotto una vecchia foto che mi mandò, qualche anno fa, Mauro Lucentini. È una foto che lo ritrae mentre viene premiato da mio padre, come uno dei vincitori dell’edizione, credo del 1980, de La Perla d’Oro, una manifestazione canora per bambini che si teneva ogni anno nel teatro La Perla di Montegranaro. Mi è tornata alla mente, guardandola, la storia del La Perla e di quel periodo particolare.
Il cine-teatro, voluto fortissimamente dal Senatore montegranarese Giovanni Conti e realizzato con il finanziamento di una cordata di imprenditori cittadini, a metà anni 70 era stato abbandonato dall’ultimo gestore perché non ci andava più nessuno. Invero, la chiusura era dovuta a una programmazione a dir poco inadeguata, fatta di zero teatro e cinema di quarta visione intervallato da qualche porno.  
Ma il cine-teatro chiuso era un grave danno per Montegranaro. Se ne resero conto alcuni uomini di buona volontà e lo stesso parroco di allora, l’ultimo pioà, don Peppe Trastulli, che subito si attivarono per mettere mano a questa situazione. Costituirono un comitato che, con l’appoggio della parrocchia, rilevò la struttura dal Comune e iniziò a gestirla direttamente, facendo del volontariato il motore della nuova gestione. Tra questi uomini c’era anche mio padre, Cesare Craia, e c’erano personaggi del calibro di Alfredo Lucentini, Giordano Gismondi, Bruno Caponi, Giulio Luberti, Peppe Maurizi,Giampietro Valentini, Mario Chiurchiù e ne sto dimenticando molti altri.
Questi uomini misero del denaro, lo misero a fondo perduto, naturalmente, e misero l’impegno personale per mandare avanti l’iniziativa. Passavano la domenica a staccare biglietti, a fare la maschera, a pulire la sala finiti gli spettacoli. Montavano le scenografie quando c’era teatro, contattavano le compagnie, amministravano economicamente il teatro, insomma, lavoravano gratis per la comunità. Insieme a loro molti giovani volontari che sacrificavano il proprio tempo per il proprio paese.
Erano i tempi in cui la gente faceva a gara per impegnarsi, per dare una mano, per fare in modo che Montegranaro fosse un paese bello, un paese da vivere. E questi uomini erano nelle istituzioni, nella politica, nella scuola, nella parrocchia. A muoverli non c’era sete di potere, bisogno di visibilità, ricerca di un ritorno economico. Magari forse c’era anche un po’ di tutto questo ma, soprattutto, c’era amore. Erano uomini innamorati del loro paese. Con il loro amore, la comunità era tale, era coesa, viva.
Oggi mancano questi uomini. O, forse, hanno solo maggiori difficoltà per operare seguendo questo sentimento positivo, forse sopraffatti dall’arrivismo e dalla prepotenza di chi arriva a occupare i ruoli chiave. Non è facile, oggi, fare quello che facevano quegli uomini là. Non è facile perché darsi da fare per la comunità, oggi, ti espone a critiche e azioni contrare. Oggi, negli uomini che occupano i vertici della comunità, manca l’amore per quello che fanno e per il paese, e chi questo amore ce l’ha non riesce a esplicarlo, a renderlo azione. I risultati, purtroppo, sono evidenti.


Luca Craia