giovedì 21 novembre 2019

Continuano le stragi in mare. Solo che ora non c’è alcuna politica per fermarle.


Muoiono in mare, muoiono a decine, centinaia. Muoiono nel miraggio di una vita nuova, di nuove opportunità, di lavoro e benessere, di cose che, anche se alla fine non moriranno e arriveranno in quello che sperano sia il luogo del loro futuro, non avranno mai. È un meccanismo perverso, quello che sta portando tanta gente a rischiare e, spesso, perdere la vita in questi viaggi-miraggi, un meccanismo che pare sempre più parte di un disegno malefico che porta uomini ad arricchirsi sulla morte e sulla sofferenza e la politica a modificare radicalmente la società che conosciamo, il modello occidentale che si sta sbriciolando per crisi economica, sociale, politica, di valori e, soprattutto, perché si vuole sbriciolarlo.
A dire il vero, i notiziari non ne parlano quasi più, di queste stragi in mare. Durante il regno di Conte Primo sembrava che stesse annegando tutto il terzo mondo, oggi pare non anneghi più nessuno. Invece la gente continua ad annegare, a morire. L’ANSA parla di un possibile naufragio con 67 morti, ed è solo uno dei tanti. Ma questi sono morti che contano meno, evidentemente, perché non servono più a creare quel clamore che, un anno fa, serviva a scardinare l’alleanza giallo-verde e a mandare a casa l’odiato Salvini. Ora che Salvini è a casa, ora che le capitane speronatrici scrivono libri e che le navi delle Onlus possono tranquillamente continuare la loro raccolta di disperati, alimentandone il traffico, questi morti valgono meno, quasi niente.
Sei mesi fa c’era una politica che voleva contrastare questo meccanismo perverso. Era una politica che poteva essere giusta o sbagliata, condannabile, criticabile, perfettibile, ma c’era. Si cercava di fermare il traffico di esseri umani, di evitare che morissero per un miraggio e che, cosa non meno importante, che venissero a sbriciolare il nostro modello sociale, la nostra economia, i diritti acquisiti dei lavoratori, il valore dei salari, la sicurezza sociale. C’era una politica, oggi non c’è più.
Oggi non si sta facendo niente per fermare tutto questo. Non si sforzano neanche più di raccontarci frottole, semplicemente fanno sparire le notizie, fanno finta che non succeda più niente. Invece ancora succede che la gente muoia in mare, come sei mesi fa, come un anno fa. Succede che ne siano tanti a morire, e ci sono dei responsabili per tutto questo. Alcuni non li conosciamo, altri sì. Per esempio, quelli che fanno finta che non stia succedendo niente, quelli che hanno accantonato ogni politica di contrasto al fenomeno, quelli sono responsabili tanto quanto quelli che, con questo fenomeno, lucrano e disegnano il futuro dell’Europa.

Luca Craia