martedì 22 ottobre 2019

L’infanzia poveretta dei bambini italiani. E la politica fa zero, all’inseguimento di azioni di propaganda più forti.


1.260.000 bambini che vivono in condizioni di povertà assoluta. In Nigeria? No, in Italia. Mentre la politica si azzuffa su come salvare i bambini dei barconi, che certamente non possiamo lasciare annegare, i nostri, di bambini, crescono in condizioni da terzo mondo. Sono dati allarmanti, quelli diffusi da Save the Children, ma non allarmano la politica, in tutt’altre faccende affaccendata. È triplicato il numero dei bambini poveri, dal 2008 a oggi, e rappresentano il 12,5% di tutti i bambini italiani. Non è roba da poco.
Ma non basta, perché poi ci sono i bambini in condizioni di povertà relativa, quelli costretti ad abbandonare gli studi, a non avere i mezzi per praticare attività sportive e culturali, a non avere mezzi e modo di leggersi un libro. Questi sono 2.192.000, in netta crescita anche loro rispetto al 1.168.000 del 2008. Il 14,5% degli adolescenti lascia gli studi e il 47,3% non legge un libro a parte quelli scolastici.
Disastrosa anche la situazione degli edifici scolastici: su 40.000 scuole, ce ne sono 21.000 senza certificato di agibilità e 7000 in condizioni di grave vetustà. Mancano spazi di aggregazione e per attività extrascolastiche. Non si investe un centesimo per le scuole, per la sicurezza e per la qualità. Ma non si investe nemmeno per aiutare le famiglie: gli aiuti sociali medi in un anno per l’area famiglia ammonta ad appena 172 Euro. Insomma, viviamo in un Paese che non investe sulla famiglia e sui minori. Stiamo crescendo generazioni di italiani con scarsissima istruzione e altrettanto scarse prospettive per il futuro. Insomma, forse fanno bene gli Italiani a non fare più figli, tanto ci sono quelli dei “nuovi Italiani” a cui siamo ansiosi di dare la cittadinanza e parità di trattamenti, ossia niente.

Luca Craia