giovedì 18 luglio 2019

Il decadimento dei 5 Stelle, gli occhiolini col PD e il Governo che deve cadere prima possibile.


Non si capisce perché Salvini non stacchi la spina al Governo. È un governo inutile, dannoso, inerte, bloccato su qualsiasi iniziativa, contraddittorio, litigioso. È un governo che non riesce a definire una linea su niente, tutto preso da una parte ad accaparrare quanti più voti possibili e dall’altra a cercare di recuperarli attaccando il proprio alleato. Salvini è stato deludente, almeno per me, ma va detto che muoversi con la palla al piede dei 5 Stelle non deve essere facile.
I 5 Stelle sono alla frutta: oltre alla manifesta scarsissima capacità di governare, legiferare, tenere una minima coerenza politica, continuano a inanellare uscite e iniziative che hanno dell’incredibile, come la vendita di Alitalia a quei Benetton a cui vorrebbero togliere la concessione per Autostrade o l’incredibile voto a favore di Ursula Von Der Leyen, rappresentante di tutto quello che i 5 Stelle hanno sempre combattuto dell’Europa e del suo concetto vigente.
È tutto uno strizzarsi l’occhio tra Grillini e Piddini, sia a livello centrale che periferico. Le stesse dichiarazioni di Zingaretti per tacitare le voci di accordi tra i due partiti sortiscono l’effetto contrario, dando la netta impressione che si stia lavorando su un nuovo accordo di governo con la Lega fuori, estremo tentativo, se non di recuperare voti, di non farli più guadagnare a Salvini. Un tentativo che, comunque, si realizzasse ammazzerebbe definitivamente il Movimento 5 Stelle. E farebbe perdere un’altra manciata di voti al PD.
Quello che non si capisce, ripeto, è l’atteggiamento della Lega e questo suo attendismo. La logica vorrebbe che Salvini punti direttamente al voto, ma per votare a ottobre i tempi stanno esaurendosi e, nel frattempo, gli altri si organizzano, magari ci portano verso il governo di cui sopra che rischia di essere ben peggiore dell’attuale. Ma, soprattutto, l’Italia resta ferma al palo, governata da un esecutivo bollito che rischia di danneggiare anche lo stesso Salvini, oltre che il Paese.

Luca Craia