mercoledì 3 luglio 2019

Il caos leggi in Italia, la discrezionalità dei giudici, la figura barbina che facciamo e l’ordine pubblico che va a rotoli.


Io non gioisco per la mancata convalida dell’arresto della Capitana, non perché ritengo che l’arresto fosse giusto, come ho scritto più volte, ma perché questa dicotomia decisionale della magistratura inquirente è estremamente preoccupante. Se un magistrato ritiene che il comportamento di un soggetto sia illegale tanto da richiederne l’arresto, tutto lascia supporre che quel magistrato, che di mestiere studia e conosce le leggi, abbia fondato motivo di prendere la propria decisione. Se poi un altro magistrato ritiene che, invece, non vi sia alcun motivo valido perché lo stesso soggetto venga tratto in arresto per le medesime accuse, è ugualmente deducibile che il magistrato in questione abbia anch’esso fondati motivi per la propria decisione.
Da qui c’è da capire questa estrema discrezionalità dei magistrati da cosa derivi. È possibile che il potere giudiziario, in un Paese democratico, possa scegliere quale legge applicare mettendo in palese contraddizione con se stessa la giurisprudenza? Possiamo pensare che il GIP abbia lasciato prevalere il proprio pensiero politico, ma credo che, anche fosse, per farlo debba essersi basato su norme precise, norme che sono in evidente contraddizione con quelle applicate dal Procuratore della Repubblica quando chiese l’arresto della Capitana. Chi ha ragione? Forse tutti e due, forse nessuno, forse ci vorrà un terzo giudizio per capirlo.
Quello che è certo è che le leggi, in Italia, sono il caos, sono al servizio di ideologie, convenienze, politica. È questo non perché esista una sorta di dittatura della magistratura, come qualcuno pare abbia affermato, ma perché la normativa è talmente farraginosa, complessa e piena di norme contraddittorie, che basta cerca e qualcosa per perorare la propria convinzione la si trova.
Ne consegue il caos nell’ordine pubblico che purtroppo conosciamo. Il meccanismo per il quale la Capitana è stata liberata è lo stesso che libera lo spacciatore il giorno dopo l’arresto, che manda ai domiciliari il pluriomicida e che permette a terroristi stragisti di fare gli eroi in televisione e di pontificare. È lo stesso meccanismo per il quale un carabiniere arresta un criminale, questo viene liberato subito e, poco tempo dopo, gli dà anche una coltellata. È lo stesso meccanismo che lega le mani alle forze dell’ordine e fa sentire tutti noi insicuri e spaventati.
Di questo, ovviamente, non ha colpa il Gip di Agrigento, che è soltanto stata bravissima a trovarsi la norma che le piaceva di più. La colpa è di chi legifera, che non fa nulla per correggere questo sistema, magari troppo impegnato a litigare su quisquiglie di varia natura. Intanto i criminali vanno a spasso e il resto del mondo ride di noi.

Luca Craia