martedì 23 luglio 2019

Ceriscioli e la mozione di sfiducia. Che sarà mai, è solo un avviso di garanzia.

“Qui si tratta di un avviso di garanzia (nei confronti del dirigente Alessandro Marini, non di Ceriscioli, ben inteso. Marini è stato nominato da Ceriscioli. ndr) che avrà il suo percorso giudiziario. Noi l'abbiamo fatto rispettando il lavoro dei magistrati perché hanno elementi che noi non possiamo conoscere, quindi sicuramente agiscono in scienza e coscienza”. 
Così replica il Presidente della Regione Marche alla notizia della mozione di sfiducia, presentata per chiedere le sue dimissioni da nove Consiglieri di opposizione: Marzia Malaigia, Sandro Zaffiri e Luigi Zura Puntaroni della Lega, Peppino Giorgini, Gianni Maggi, Romina Pergolesi e Piergiorgio Fabbri del Movimento 5 Stelle, Elena Leonardi di Fratelli d’Italia e Jessica Marcozzi di Forza Italia. La mozione parte dall’inchiesta che sta investendo il comparto sanità delle Marche, punto di forza della politica del Presidente pesarese.
Minimizza, Ceriscioli, come è d’uso fare, ormai, in politica, specie dalle parti del suo partito: “A me sembra una scelta politica, quella di voler ingigantire questo fatto a tutti i costi e, come dicevo, di scarsissima coerenza: applicassero questi principi dove governano”. La coerenza dovrebbe anche essere la sua e del suo partito, in prima linea, per esempio, per chiedere la testa di Salvini a seguito dell’inchiesta sui fondi russi.
Sono lontani i tempi in cui, per un adombrato sospetto o per una responsabilità politica, la gente si dimetteva senza bisogno di mozioni. Oggi si minimizza. Che sarà mai?

Luca Craia