Un recente studio dell’Università di
Stadford Sul Naviglio ha dimostrato che le elezioni sono antiecologiche. In
realtà è la campagna elettorale, secondo l’ateneo, a generare danni pesanti all’ambiente.
Lo studio punta il dito su specifici comportamenti legati alla campagna
elettorale e imputa a essi una grave responsabilità ambientale. Vediamoli nel
dettaglio:
- la carta: durante la campagna
elettorale vengono stampati volantini, brossure, giornalini, manifesti. Un
enorme spreco di carta, con conseguente abbattimento di alberi. Carta che, per
lo più, va a svolazzare per strada, finendo nell’ecosistema che impiegherà
millenni per smaltire la pubblicità in carta patinata dei vari candidati. Inoltre
va considerato lo spreco di energia per la stampa e per la produzione degli
inchiostri;
- i comizi: è stato dimostrato che l’enorme
utilizzo delle parole urlate in campagna elettorale produca ingenti
quantitativi di anidride carbonica che va a peggiorare la situazione della
stratosfera, aumentando l’effetto serra. A ciò vanno aggiunte le chiacchiere da
bar, stimate in aumento del 150% durante le ultime fasi preelettorali, che
producono a loro volta un quantitativo rilevante di Co2;
- le porchette: le foste con panini
sono micidiali per l’ambiente. Provocano la moria di milioni di maiali
destinati alle porchette, nel silenzio degli animalisti, e producono emissioni
nocive in quantità per la cottura dei panini. Va anche considerato l’uso sconsiderato
dei bicchieri di plastica, spesso abbandonati nell’ambiente.
Lo studio dell’Università di Stadtford
sul Naviglio ha calcolato che, a ogni elezione, si scioglie un chilometro
quadrato di pack, si allarga il buco nell’ozono, aumenta l’effetto serra e si
produce l’equivalente in rifiuti del Monte Travaglioso. Per questo l’ateneo
lancia un monito: smettete di votare, adottate soluzioni alternative come i
sondaggi online, il televoto o, in alternativa, la dittatura.
P.S.: per quelli che proprio non ci arrivano, questo post non è una bufala, è proprio una fregnaccia.
Luca
Craia