mercoledì 3 aprile 2019

Terza lista data per certa. Ri-Basso senza Basso.


Per quanto sembri incredibile, voci sempre più insistenti danno per certa la presenza della terza lista alle elezioni amministrative montegranaresi del 26 maggio prossimo. Mentre Sinistra Italiana rinuncia a correre da sola, così come il Movimento 5 Stelle, dando libertà ai propri elementi di spicco di accasarsi altrove, pare che Forza Italia sia pronta ad attuare quanto dichiarato dal proprio coordinatore, Demis Ranalli. Il candidato Sindaco pare essere una nota professionista montegranarese, più o meno nuova a un’esperienza del genere, mentre per gli altri membri della lista possiamo solo fare supposizioni, a partire proprio da quel Demis Ranalli che ne è promotore, spalleggiato dalla Forza Italia regionale di Jessica Marcozzi.
Sostanzialmente è la riproposizione del progetto di Gianni Basso delle scorse elezioni, un progetto che, anche allora, aveva l’unico obiettivo, nemmeno tanto celato, di togliere voti alla lista che sostiene Gismondi e, di conseguenza, sostenere l’altra, quella che vorrebbe la riconferma di Ediana Mancini a Sindaco di Montegranaro. La differenza tra quella del 2014 e quella odierna, fondamentalmente e prescindendo da chi comporrà eventualmente la lista alla fine dei giochi, è che oggi Basso non c’è mentre nel 2014 c’era. E non è una differenza da poco. Basso ha il suo carisma, il suo peso politico e, se nel ’14 la sua lista ha raggiunto un risicato risultato di 800 voti o poco più, oggi, senza la figura del plurisindaco, è difficile prevedere quanti ne possa conseguire, ma è facile pensare che la cifra sarà ben lontana.
Ma l’obiettivo, dicevamo, non sembra essere tanto quello di entrare in Consiglio Comunale quanto quello di creare danno, il più grosso possibile, a Gastone Gismondi. Del resto, i rapporti tra Ranalli e la coalizione che regge attualmente Montegranaro sono più che buoni: l’ingegnere ha ricevuto diversi incarichi dalla Giunta Mancini, tra cui quello recente relativo alla realizzazione del nuovo giardino di via Baden Powell, mentre con Gismondi e i suoi, specie dopo il “tradimento” del 2013 che ne fece cadere la giunta, i rapporti credo siano difficili da ricucire.
Ora vedremo se effettivamente Ranalli sarà in grado di racimolare almeno dodici candidati da immolare, con possibilità di elezione praticamente nulle e con intenti politici davvero difficili da spiegare. Se sì, vedremo chi li voterà. Fossi in Gismondi, non mi preoccuperei più di tanto.

Luca Craia