mercoledì 20 marzo 2019

Uno che campa facendo il ribelle, non chiamatelo ribelle.


Domandatevi sempre di che campa, il vostro eroe, perché se campa delle sue gesta e degli introiti che ne derivano, magari tanto eroe non è. Oppure magari non si sa esattamente di che campa, il che può essere anche peggio. Ecco, una persona che di mestiere fa il ribelle, a me qualche sospetto lo desta. Uno che organizza disordini quando c’è bisogno di disordini, magari esegue istruzioni che vengono da altrove, il che non sembra un atteggiamento proprio da ribelle. Uno che, tra una manifestazione e l’altra, magari nelle quali ci scappa pure il morto e qualche milione di Euro di danni a commercianti incolpevoli, si adatta a fare il consulente del ministro agli affari sociali, uno che si candida ripetutamente a diverse elezioni, ancorché con scarso successo, e che fa parte del direttivo di partiti che hanno persino governato, non mi pare esattamente un ribelle. Uno che prende la partita IVA, si compra un cadavere di nave e ci va a soccorrere i profughi, ovviamente ricompensato monetariamente per questa sua opera, e se ne frega delle regole che vigono nel suo Paese perché, magari, seguendole non potrebbe dar frutto alla sua impresa economica, non è esattamente un ribelle. Uno che fa il ribelle seguendo l’onda di una politica pseudo-umanitaria che è visibilmente di appoggio a interessi politici sovrannaturali di ben altra natura, tutto è meno che un ribelle. Fatevelo venire qualche dubbio, ogni tanto. Non fa male.

Luca Craia