venerdì 1 marzo 2019

I limiti del grillismo


Inutile che dica che questo è un punto di vista strettamente personale. Questo è un blog, non un notiziario e, eccetto quando do spazio a notizie e comunicati, riporta sempre il mio punto di vista personale. Però, visto che, all’occorrenza, a quello che scrivo viene data la valenza più comoda al momento, meglio precisare.
Il Movimento 5 Stelle ha un limite. Ne ha tanti, a dire il vero, molti di origine politica, altri di origine organizzativa. Il limite a cui mi riferisco, però, è un limite di natura umana, difficile da spalmare generalizzando, specie su un gruppo di persone così eterogeneo socialmente e culturalmente come può essere un movimento nato sulla base di una legittima quanto auspicabile protesta. Eppure, pur facendo gli opportuni distinguo, la caratteristica di cui mi voglio occupare è piuttosto diffusa nei cosiddetti grillini.
È una caratteristica di cui ho avuto prova personale nel momento in cui ho dichiarato pubblicamente, pensando di fare cosa onesta e corretta, che alle ultime elezioni politiche avrei votato Lega. Chi mi conosce sa che, se voto Lega, non sono automaticamente diventato leghista, né ero comunista quando votai per Rifondazione, né ho mai ritenuto il PD il mio partito pur avendo espresso il mio voto a favore, nel periodo pre-Renzi. E non sono stato mai identificabile come “grillino”, anche se qualcuno mi ha attaccato anche questa definizione, quando ho votato per più volte il Movimento 5 Stelle. Eppure, dopo le mie dichiarazioni di voto a favore della Lega, per molti amici pentastellati sono diventato una specie di reietto: rapporti raffreddati, battutine, sostanziale indifferenza deliberata. Per capirsi: amici del Movimento di Tolentino mi mandano i loro comunicati stampa, quelli di Montegranaro no.
È un atteggiamento non nuovo, e politicamente non molto intelligente. È lo stesso atteggiamento che ha fatto insultare gli Abruzzesi rei di non aver votato il Movimento 5 Stelle, idem per i Sardi. È un atteggiamento che non analizza i motivi del non voto, non fa la ricerca dell’eventuale errore per correggerlo, ma parte da una presunta superiorità intellettiva e morale che mette tutti gli altri nella lista dei cattivi, dei cialtroni, dei disonesti. Un atteggiamento che conosciamo bene, che è prerogativa della sinistra italiana. E se la troviamo così forte anche nel Movimento 5 Stelle, evidentemente un motivo c’è.

Luca Craia