venerdì 18 gennaio 2019

Terremoto: il risveglio dei 40 Sindaci.


Scorrendo le pagine del documento programmatico firmato da bel 40 sindaci del cratere del terremoto del 2016, si capiscono tante cose. Ovviamente si è d’accordo con tutto o quasi quello che è contenuto nel testo, e ci mancherebbe altro: è talmente ovvio che come si fa a dissentire? Si parla di semplificazione, cratere ristretto, si parla di valore alle seconde case, di rilancio del turismo, dell’economia. Si parla, ma sono proposte blande, che vengono ripetute da due anni e mezzo rimanendo pressochè inascoltati. Un documento che lascia sostanzialmente il tempo che trova.
Non lascia il tempo che trova, però, questa ritrovata (ma neanche tanto ritrovata, è proprio nuova) unità di intenti tra così tanti sindaci, sindaci che sembravano dormienti fino a ieri, preoccupati più di poter prendere benefici maggiori rispetto al Comune vicino che per i problemi reali, sindaci che, quando si trattava di andare a Roma a manifestare, si trinceravano dietro il proprio ruolo istituzionale e rimanevano a casa ad assistere ai tentativi infruttuosi di farsi ascoltare dei Comitati. Ora, quegli stessi sindaci salgono sul piede di guerra e minacciano, udite udite, manifestazioni a Roma.
L’odore di elezioni deve sentirsi forte in montagna, ed ecco qua questa nuova armata di fasce tricolore, miracolosamente sopravvissute alle forbici da inaugurazione di Ceriscioli, farsi paladina di un popolo che quasi non c’è più, un popolo ridotto al nichilismo più che alla rassegnazione, dopo mesi e mesi di tribolazioni a cui mai è corrisposta così tanta energia da parte dei primi cittadini nel reagire. Fa coppia, questo nuovo zelo, con quello della Regione Marche che improvvisamente ruggisce contro un governo non più composto da elementi del partito che sostiene la giunta regionale. Reazioni vagamente scomposte, ritardate, sospettabili di strumentalità. L’impressione è che si voglia salvare il salvabile, non tanto per le comunità amministrate, ma per la propria carriera politica. Del resto, le comunità quasi non esistono più, sacrificate a ogni livello a valori ben diversi.

Luca Craia