Che l’Amministrazione Mancini e l’assessore con delega al
turismo per il Comune di Montegranaro, Giacomo Beverati, non abbiano un
progetto il turismo è assodato. Ormai, dopo quasi cinque anni di governo della
città e a pochi mesi alle elezioni è evidente che il turismo non sia una delle
priorità di questa Giunta. Eppure lo stanno capendo un po’ tutti che l’economia
del futuro è o, quanto meno, potrebbe essere basata proprio sul turismo. Oramai
è chiaro che la calzatura non è più il volano della nostra economia e
probabilmente non tornerà a esserlo in futuro. Le realtà manifatturiere
superstiti vanno salvaguardate e sostenute con tutti i mezzi possibili, ma
occorre pensare a nuove economie per scongiurare quello che già sta avvenendo,
ossia il decremento demografico e l’impoverimento del tessuto sociale. Da noi,
però, si è solo parlato molto e sprecato un po’ di soldi con iniziative senza
filo conduttore, senza progetto, che hanno lasciato il tempo che hanno trovato.
La collaborazione con Marca Fermana, che comunque non è
affatto gratis, non ha prodotto alcun risultato tangibile: turisti, a
Montegranaro, non se ne vedono da tempi immemorabili e, senza falsa modestia,
quei pochi che si sono visti ce li ho portati io con gli amici di Arkeo e con
le nostre iniziative mai sostenute, anzi, spesso osteggiate dal Comune. Proposi
a Giacomo Beverati, appena insediato come assessore, una collaborazione con la
nostra realtà, mettendogli a disposizione tutto il nostro bagaglio di
esperienze e, soprattutto, i nostri contatti, ma l’assessore preferì seguire
altre strade. Oggi possiamo vedere i risultati.
Per far sì che il turismo possa diventare una nuova leva
economica per Montegranaro, dicevamo, serve un progetto. Non facile fare in
modo di creare una nuova economia con qualcosa di cui sappiamo poco, ed è per
questo che servirebbero collaborazioni con professionisti, ma che siano serie,
non per iniziative spot, una ogni tanto, come quella sanremese a venire. Perché
il punto, per semplificare, non è portare i turisti a Montegranaro, cosa tutto
sommato possibile. Il punto è: una volta che abbiamo portato i turisti a
Montegranaro, cosa gli offriamo? Il comparto calzaturiero, i famosi outlet,
sono una realtà decisamente ridimensionata rispetto al passato e da soli non
possono più essere un’attrattiva efficace. Lo stesso patrimonio storico-culturale
non è minimamente appetibile se scisso da un contesto più ampio. Inoltre non abbiamo
una ricettività adeguata. Infine manca il centro storico, quello per cui di
solito si muovo i turisti: il nostro è massacrato, impresentabile. In quanto al
patrimonio, quel poco che c’è non è fruibile, le chiese sono chiuse, non esiste
un polo museale. Insomma, abbiamo poco o niente da offrire.
Avere un progetto significa rendere fruibile il patrimonio,
creare attrattività, creare infrastrutture e, soprattutto, mettersi in rete col
territorio, perché l’unica strada è fare un’offerta turistica comune a tutto il
Piceno. Montegranaro non è Firenze, non lo è nemmeno Fermo, ma se mettiamo
insieme l’enorme mole di tesori che possediamo a livello territoriale, allora
diventiamo molto interessanti. Ma se andiamo avanti con iniziative
estemporanee, stiamo solo perdendo tempo e soldi.
Luca Craia