La
questione dell’ampliamento della discarica di Contrada
San Pietro, scoppiata all’improvviso nei giorni scorsi dopo che alcuni
abitanti
di Torre San Patrizio si sono accorti della delibera che ne autorizzava i
lavori per poi allertare il Comitato "Tutela Ambiente", non riguarda
soltanto il paese del Fermano sul cui territorio ricade l’area.
Infatti, se il centro di Torre San Patrizio dista dall’impianto 2,7
chilometri
in linea d’aria, non va molto meglio per i paesi limitrofi. Per esempio,
Monte
Urano è a 3,1 km, Campiglione (Fermo) a 2,6, Montegranaro a 4,9, Monte
San
Giusto a 6,6. Sono tutti molto vicini e tutti interessati sia ai miasmi
che
molto spesso si sentono in maniera molto distinta, sia a eventuali
esalazioni
dannose che potrebbero venire sia dalla vasca che dalla vicina centrale a
biomasse, anch’essa in odore di ampliamento.
È molto preoccupante, secondo me, anche l’estrema vicinanza
dell’area dove dovrebbe sorgere il nuovo ospedale generale di zona per la
Provincia di Fermo, area che dista dalla discarica soltanto 1,8 chilometri. Costruire
ex novo un ospedale a un passo da un luogo obiettivamente poco salubre pare
quanto meno azzardato.
Tornando ai comuni limitrofi, è possibile che le
amministrazioni comunali degli stessi non fossero informate dell’ampliamento
della vasca. Ricordiamo che la vecchia vasca, di 119.000 metri cubi, è giunta a
saturazione e quindi si rende necessario aprirne una nuova, stavolta di una
cubatura bel superiore, ossia 380.000 metri cubi. Difficile quindi pensare che
la quantità di materiale smaltito rimanga invariata come invece afferma il
Sindaco di Torre San Patrizio, Giuseppe Barbabella. Tornando ai comuni
limitrofi che, come abbiamo visto, sono molto vicini alla discarica, pur
ammettendo che non ci sia stata informazione da parte di Torre San Patrizio, ora
l’informazione c’è e ci si aspetterebbe che le amministrazioni comunali si
attivino per scongiurare ogni pericolo per la cittadinanza, cosa che non è
accaduta quando si trattò, nel 2012, dell’apertura della centrale a biomasse.
Luca Craia