Povera l’Italia delle magliette sceme, indossate da
persone sceme. Povera Italia di scemi che si fingono intelligenti, degli scemi
che gli credono. Povera Italia dei furbi contornati da scemi per consentirsi di
fare i furbi senza che nessuno se ne accorga.
Povera Italia di popolo che si spacca tra juventini e
interisti, tra antirazzisti razzisti e razzisti antirazzisti, tra rossi
impalliditi e neri ingrigiti, tra gialli che tendono al rosso, tra rossi che
tendono al nero, tra neri col nero buio in testa.
Povera Italia dei nostalgici, dei marciatori di
Predappio, degli sbandieratori di Lenin, dei pacifisti che ti menano se non la
pensi come loro, dei progressisti che vogliono andare a prendersi gli avversari
casa per casa.
Povera Italia di quelli che rivogliono il servizio
militare perché ci pensi lo Stato a educare i figli, mica io. Povera Italia dei
genitori che insultano gli insegnati e si sorprendono perché i figli sono
maleducati.
Povera Italia dei rivoluzionari che vai avanti tu che
poi io arrivo, degli indignati col potere ma meno che con quello che poi hai
visto mai che mi fa comodo, dei mafiosi grossi, dei mafiosi piccoli, dei
mafiosi che non sanno neanche di essere mafiosi.
Povera Italia degli odiatori appecorati, dei fan
club, dei marchesidelgrillo de noantri, dei progressisti con la villa e dei conservatori
con il mutuo, degli operai senza lavoro, dei lavori senza futuro, dei centri
commerciali che guai se li chiudi sennò che facciamo la domenica, dei jovani
che non hanno voglia di lavorare manco se gli do 500 Euro al mese per undici
ore al giorno sette giorni su sette,
Povera Italia dei quando c’era lui, dell’uomo forte
che ora ci pensa lui. Povera Italia dell’accoglienza pelosa, della schiavitù
umanitaria, del facciamo i soldi ma restiamo umani e del restiamo umani ma
facciamo i soldi.
Povera Italia perduta e persa, dimenticata e
abbandonata. Poveri noi, smarriti e soli in mezzo a questa folla delirante.
Luca Craia