Ancora un incidente stradale sulle strade della Puglia in
questi giorni di agosto in cui la raccolta dei pomodori è nel pieno e questa
povera gente, i nuovi schiavi del ventunesimo secolo, viene trasportata al
lavoro da furgoni nati per il trasporto merci e adibiti ad accogliere esseri
umani con accorgimenti a dir poco criminali. La dinamica dell’incidente,
avvenuto nei pressi di Lesina, è grossomodo la stessa di quello che si è
verificato sabato scorso, solo che qui i morti sono molti di più, ben dodici,
tutti africani, tutti braccianti di ritorno dal lavoro.
La casualità di questi sinistri sta facendo emergere alle
cronache una realtà che si conosce da sempre ma per la quale nessuno si è mai
indignato, nessuno ha mai indossato magliette di nessuno colore, nessuno ha mai
protestato se non con iniziative sporadiche e senza supporto politico. I
braccianti agricoli sono sempre stati sfruttati, in particolare nel
mezzogiorno. Una volta erano gli Italiani, oggi sostituiti dagli stranieri extra
comunicati, evidentemente ancora più a buon mercato.
Sono situazioni al di fuori dalla legge ma anche da ogni
umanità, eppure sono state tollerate dai governi di sinistra degli ultimi anni
(ma anche da quelli che li hanno preceduti), quella stessa sinistra che ha
creato un caso dal nulla per l’uovo di Moncallieri ma, in questi casi, tace.
Tace perché probabilmente ha coscienza che quella
immigrazione incontrollata che, con le politiche di apertura a oltranza, anzi,
di incentivazione degli sbarchi, ha generato, genera e alimenta questo mercato
degli schiavi. Oggi sono morti altri dodici schiavi. Chissà quanti ne muoioni
di stenti e di fatica in quelle campagne, dimenticati, fatti sparire, persone,
esseri umani mai esistiti. Questi giacciono sull’asfalto e non possiamo non
accorgercene. Ma quelli che muoiono nei campi non esistono. Sono polvere e
tornano alla polvere anche per la giustizia e per lo Stato. Anche per quegli
ipocriti pronti ad accusare di razzismo chi vuole fermare tutto questo, magari
invitandoci a restare umani. Io, umano come loro, non voglio essere.
Luca Craia