L’Europa non si era mai posta il problema di come
collocare i migranti, almeno non nei termini in cui se lo sta ponendo oggi, e
oggi se lo sta ponendo drammaticamente, addirittura mettendo in crisi il
governo tedesco e facendo vacillare quelle che, a livello internazionale,
sembravano alleanze più che solide. Il fatto che mezza Europa stia attaccando l’Italia
per le nuove politiche adottate in materia dal Governo Conte (non dico Salvini,
perché credo e spero che le decisioni siano collegiali o, quantomeno,
condivise) va a unirsi a una lunga serie di altri indizi che sembrano
testimoniare come forse si è messo il dito nella piaga, si è scoperto l’altarino,
si è centrato il bersaglio.
Sul piano internazionale l’Italia è accerchiata, tra
chi accusa senza farsi un esame di coscienza, con un’ipocrisia talmente palese
da inficiare ogni effetto delle accuse stesse, e chi tende a proteggere i
propri confini. Insomma, a livello internazionale è scoppiato un bubbone che
stava lì nascosto chissà da quanto ma che è purulento da un bel po’. Ma non
credo che l’Italia rischi l’isolamento: la nostra collocazione geopolitica non
può essere lasciata a se stessa perché, per quanto danni questo possa arrecare
a noi, ne farebbe di ben maggiori agli altri, e questo né l’Europa né gli Stati
Uniti se lo possono permettere, oltretutto con Putin che si gode la scena
seduto sul divano.
Il fronte interno contro le politiche sull’immigrazione
del nuovo Governo è tanto incarognito quanto patetico, tra l’utilizzo dei
social per propagandare un pietismo che non impressiona più nessuno, tra
semi-fake news promulgate da quelli che volevano fare addirittura una legge contro
le fake news, e lo stucchevole quanto controproducente utilizzo del razzismo
alla rovescia, vedi il caso delle atlete italiane che saranno pure di colore ma
sempre italiane sono, e far notare il colore della pelle come hanno fatto Renzi
e la sua tifoseria è razzismo bell’e buono.
Ora se ne esce pure il Presidente dell’INPS, Tito
Boeri, uomo di apparato che non potrebbe esserlo di più nemmeno se andasse a
pile, che ciclicamente se ne torna fuori con la vecchia e trita storia degli
immigrati indispensabili per il nostro sistema pensionistico, come se i milioni
di disoccupati italiani autoctoni non esistessero e non fossero in grado di
pagare i contributi se messi in condizione di lavorare. Insomma, ci bombardano
di cazzate come se fossimo un manipolo di deficienti, e forse in passato lo
siamo anche stati ma sembra, vivaddio, che ci stiamo svegliando. E tutto questo
non fa altro che indicare che forse la strada presa, magari con qualche
correzione da fare, è comunque quella buona e che si stanno scardinando interessi, giochi, traffici inconfessabili imbastiti proprio sulla pelle di coloro che si finge di difendere.
Luca Craia