venerdì 4 maggio 2018

Vittime silenziose, il lato grigio del terremoto - di Sibilla Onorati

Di terremoto si muore non soltanto quando ci sono le scosse e ci si trova dentro una casa non sicura, ma anche e soprattutto dopo. C'è a distanza di quasi due anni da quel terribile 24 agosto 2016, un'onda lunga che afferra i più fragili e se li porta via, al largo, tra i flutti dell'incertezza e di un disagio mai cessato, nella terra di mezzo che continua a tremare. Qualcuno resta a galla, qualcun altro scende in un vortice di disperazione senza ritorno.
L'ultimo si chiamava Massimo, il suo funerale è stato celebrato ieri, lassù tra le sue amate montagne, a Castelsantangelo. Chi lo ha conosciuto sa quale passione viscerale avesse per la montagna ed il suo lavoro. Con lui sono nove le persone che in diciannove mesi si sono tolte la vita dopo il terremoto, che ha fatto da catalizzatore ad uno stato di disagio legato alla condizione di precarietà che l'essere sfollato porta con sé.
Non sono gli unici ad aver perso la vita. C'è una zona grigia dove i riflettori dei media e della politica difficilmente arrivano, sono quelle morti bianche legate all'acuirsi di disagi fisici, quelle di anziani che nel silenzio e nella lontanza dai luoghi dove sono sempre vissuti, si spengono come la fiammella di una candela ormai finita.
Difficilmente tracciabili, difficilmente rilevabili, se ne trova un piccolo accenno nei dati dell'Asur. Fino al giugno 2017 secondo i dati Asur Marche, erano almeno 140 le persone morte per il disagio vissuto, il consumo di antidepressivi è salito del 70 per cento. Numeri che da soli non dicono molto, ma se legati al contesto generale della gestione post terremoto, suonano come un invito alla politica a farsi carico con maggiore sollecitudine di dare risposte a chi chiede legittimamente qualche certezza.
Non esiste una ricetta magica, per districare il groviglio di norme che paralizza la ricostruzione nel cratere sismico più grande della storia d'Italia, ma esistono migliaia di persone che in silenzio aspettano. E in un'attesa che sembra infinita, qualcosa a volte si spezza. Di fronte all'immensità della tragedia umana, non serve cercare capri espiatori, ma è necessario prendere coscienza che quando qualcosa non funziona, ci deve essere una possibilità di intervento rapido e risolutivo.

Sibilla Onorati