sabato 25 novembre 2017

A Visso si guarda avanti e non ci si fa strumentalizzare




Non c’erano fanfare a Visso oggi. Non c’erano Presidenti, Assessori, Ministri, Sottosegretari o Commissari con le forbici in mano, quelle forbici che, a furia di tagliare nastri, hanno ormai il filo consumato. Non c’erano le televisioni di regime o i poeti della fotografia a servizio del potere. Non c’erano bambini con le bandierine e le guance predisposte al buffetto istituzionale, le nonne benedicenti, le maestre plaudenti. 
A Visso oggi c’era solo una città che vuole continuare a guardare al proprio futuro, e lo vuole fare con concretezza, con determinazione, senza strumentalizzazioni. Una scelta forte, controcorrente, quella degli amministratori vissani, di consegnare le prime SAE, le tanto sospirate casette, senza clamori, senza cerimonie e, soprattutto, senza i sorrisi melensi e ipocriti di chi è responsabile di questa ignobile situazione ma è sempre pronto ad attaccarsi la medaglia di turno. A Visso, evidentemente, le medaglie non le regalano.
Però oggi si è scritta una pagina importante della storia della Perla dei Sibillini, una pagina che dovrà essere il prologo per tanti nuovi capitoli, l’inizio di una nuova epoca per questo paese capitale dell’Alto Nera. Le casette, con tutti i distinguo, i difetti di fabbricazione, i problemi che ci sono stati e che sicuramente ci saranno, sono il primo passo per ritornare a far vivere la comunità cittadina. Gente che torna a casa, anche se la casa è prefabbricata, malfatta, provvisoria e precaria. Gente che torna a vivere un’esistenza degna di essere chiamata tale, gente che esce dall’incubo di vivere in una roulotte o a centinaia di chilometri dalla propria terra, dalle proprie radici.
È apprezzabile la sobrietà con cui si è andati avanti. Perché, a pensarci bene, non c’è davvero niente da festeggiare. C’è da essere lieti, quello sì, ma non si celebra nulla. Si guarda avanti, si pensa al futuro, si pianifica la nuova Visso partendo da solide basi, quelle della Visso millenaria. E lo si fa frugalmente, quella frugalità che è tipica degli uomini delle nostre montagne. Bravi. Un piccolo passo avanti, ma si va avanti e ci si vuole andare.   

Luca Craia

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