giovedì 5 ottobre 2017

Eppure non va tutto bene. A Castelluccio c’è ancora chi si arrabbia.



Eppure qualcuno che ancora manifesta la propria rabbia c’è. Magari è un lupo solitario, uno che non ha Facebook con i suoi gruppi mansueti guidati da abili ammaestratori di regime, magari è uno che non è facile a farsi venire la lacrimuccia pilotata, magari è uno la cui intelligenza supera quella dei pur dotatissimi comunicatori del volemosebbene, magari è uno che i girotondi li ha fatti all’asilo e ora di abbracciarsi tutti e cadere insieme per terra non ha proprio voglia. Magari è uno che è davvero arrabbiato.
E ha ragione a essere arrabbiato, perché i motivi per esserlo ci sono e sono gravissimi. Sono gli stessi motivi di un anno fa, solo che è passato un anno e non è stato risolto niente, o quasi niente. La scritta che è comparsa in un foglio vergato a mano attaccato sul vetro di una roulotte, a Castelluccio, a 1500 metri sul livello del mare, dove comincia a far freddo sul serio e tra poco farà un freddo boia, ma boia davvero, di quelli che ti ammazzano.
È una scritta che sintetizza, dice tutto in poche parole, gronda rabbia, voglia di giustizia, abbaglia di accuse alle istituzioni, colpisce per la sua cruda verità. “Dopo quattordici mesi dal terremoto” leggiamo “non c’è ancora un rifugio per ripararsi dalle intemperie”. Informa il lettore, magari augurandosi che sia qualcuno che ricopra un ruolo decisionale, magari augurandosi che la gente capisca il messaggio, che qualcuno cominci a fare i conti con la propria coscienza: “A 1500 metri è difficile resistere al generale Inverno senza alcun riparo, le temperature arrivano a 30/35 gradi sotto lo zero”. Chissà se ad Ancona lo sanno. Chissà a Roma. Chissà se i vari professionisti che stanno pascolando col terremoto predicando il verbo della pace, della rassegnazione, della poca speranza, si rendono conto di questo.
“Nessuna iniziativa è stata presa a favore della popolazione” dice quel foglio scritto a mano. Ed è vero a Castelluccio come a Ussita, a Castelsantangelo come ad Arquata. In verità qualche iniziativa c’è stata ma si è persa nella smania di placare gli animi, di smorzare la rabbia, di evitare nuove manifestazioni di protesta, magari eclatanti, di superare il rischio di finire in televisione e sui giornali, quelli grossi, quelli che legge tutta Italia.
“Ciò che non ha fatto il terremoto, forse riescono le istituzioni”. E non c’è altro da dire.

Luca Craia

(foto da Castelluccio Di Norcia 1452 Mt.)

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