lunedì 4 settembre 2017

Valentino Rossi e Ceriscioli, la sanità marchigiana a due velocità: una velocissima, l’altra immobile.



Da tifoso non posso che essere felice dell’efficienza dimostrata dalla sanità marchigiana di fronte all’infortunio del campione di motociclismo Valentino Rossi, operato e dimesso nel giro di poche ore dall’incidente, con tempi di recupero prevedibili molto brevi e una prognosi molto meno infausta del previsto. Ci sarebbe da essere orgogliosi del nostro sistema sanitario che ha dimostrato grandi capacità e competenze. Lo stesso Presidente della Regione, Luca Ceriscioli, in un vibrante comunicato stampa ha espresso tutta la soddisfazione del governo regionale per l’esito della vicenda, mostrando grande fierezza per come il campionissimo è stato trattato.
Peccato che, ai non campionissimi, ai comuni mortali, un tale trattamento non spetti. Un comune cittadino che subisca un trauma dovrà attendere per essere codificato con sistema triage, poi dovrà attendere per sottoporsi a radiologia e poi dovrà attendere per eventuali trattamenti ortopedici o chirurgici. Parliamo di ore, seduti ammassati in sale d’aspetto piene di gente dolorante in condizioni al limite del disumano, senza nessuno che ti assista, che ti porto un goccio d’acqua, da mangiare, che controlli se va tutto bene.
Non parliamo di chi abbia bisogno di esame diagnostici o di visite specialistiche: lì, senza urgenze oggettive, i tempi diventano biblici, si fa in tempo a morire. E si muore di sanità, in Italia e nelle Marche. Sono così tanti i disservizi che non vale neanche la pena che stia ad elencarli tutti. Li sappiamo, noi comuni mortali, e dovrebbe saperli anche il nostro Presidente che, però, si loda e si sbroda per Valentino Rossi, dimenticando che tutto il resto dei Marchigiani certe prestazioni sanitarie se le sogna.

Luca Craia



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