Da tifoso non posso che essere felice dell’efficienza dimostrata dalla
sanità marchigiana di fronte all’infortunio del campione di motociclismo
Valentino Rossi, operato e dimesso nel giro di poche ore dall’incidente, con
tempi di recupero prevedibili molto brevi e una prognosi molto meno infausta
del previsto. Ci sarebbe da essere orgogliosi del nostro sistema sanitario che ha
dimostrato grandi capacità e competenze. Lo stesso Presidente della Regione,
Luca Ceriscioli, in un vibrante comunicato stampa ha espresso tutta la
soddisfazione del governo regionale per l’esito della vicenda, mostrando grande
fierezza per come il campionissimo è stato trattato.
Peccato che, ai non campionissimi, ai comuni mortali, un tale
trattamento non spetti. Un comune cittadino che subisca un trauma dovrà
attendere per essere codificato con sistema triage, poi dovrà attendere per
sottoporsi a radiologia e poi dovrà attendere per eventuali trattamenti ortopedici
o chirurgici. Parliamo di ore, seduti ammassati in sale d’aspetto piene di
gente dolorante in condizioni al limite del disumano, senza nessuno che ti
assista, che ti porto un goccio d’acqua, da mangiare, che controlli se va tutto
bene.
Non parliamo di chi abbia bisogno di esame diagnostici o di visite
specialistiche: lì, senza urgenze oggettive, i tempi diventano biblici, si fa
in tempo a morire. E si muore di sanità, in Italia e nelle Marche. Sono così
tanti i disservizi che non vale neanche la pena che stia ad elencarli tutti. Li
sappiamo, noi comuni mortali, e dovrebbe saperli anche il nostro Presidente
che, però, si loda e si sbroda per Valentino Rossi, dimenticando che tutto il
resto dei Marchigiani certe prestazioni sanitarie se le sogna.
Luca Craia
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