mercoledì 12 gennaio 2022

Da Patrizia non c’è più. Il ristorante più famoso e amato di Montegranaro chiude e arriva una nuova gestione

 


I Montegranaresi lo considerano un’isituzione, come la stessa titolare che gli ha dato il nome: Da Patrizia era indubbiamente il ristorante più amato a Montegranaro, il più famoso fuori dai confini cittadini, quello che ha “sfamato” generazioni di Montegranaresi, comitive, coppie, famiglie e mangiatori solitari. Da Patrizia trovavi sempre un pasto buono, cucinato con cura a un prezzo onesto. Trovavi accoglienza e cordialità, e soprattutto trovavi un punto di riferimento.

A casa mia facciamo sempre una battuta quando si butta la pasta in pentola per lessarla: uno dice “butto la pasta?” e l’altro risponde “sì, buttala che andiamo a mangiare da Patrizia”. Questo per dire come Da Patrizia è un luogo dell’anima, un pezzo del nostro essere Montegranaresi.

Ebbene, Da Patrizia da stasera non c’è più. Al suo posto troveremo ancora un ristorante, Primo Piatto, per cui avremo comunque modo di mangiare bene a prezzi onesti, per come conosco il brand avendolo frequentato diverse volte in altri punti di ristoro. Però consentitemi un po’ di malinconia, anzi, una vera e propria mestizia. Perché da Patrizia abbiamo passato tutti tanti di quei bei momenti, che sapere che resterà solo un ricordo, uno di quelli che diventano storia del nostro paese, fa abbastanza male. E non sto affatto scherzando.

Auguri a Patrizia e alla sua splendida famiglia per il futuro. E grazie per esserci stati.

 

Luca Craia

Bassetti a Caterpillar AM: i tamponi servono a poco. Aggiornare i vaccini, e rimodulare il computo di positivi e ospedalizzati.


È molto interessante e molto condivisibile la posizione espressa oggi dal professor Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, volto noto nei dibattiti che imperversano in tv da un paio d’anni a proposito di pandemia. Bassetti, intervenuto stamattina nella trasmissione di Radio Rai 2 Caterpillar AM, ha sostanzialmente sostenuto l’inutilità se non la perniciosità dei tamponi. Il tampone, secondo Bassetti, andrebbe effettuato solo su soggetti sintomatici e dietro prescrizione medica, altrimenti il rischio è che di andare inevitabilmente verso un lockdown di fatto con effetti psicologici e sociali devasstanti.

La fotografia data dal sistema attuale, sempre secondo il professore, è falsata in quanto occorrebbe ricalibrare i parametri: per esempio darebbe bene distinguere i positivi sintomatici dai non sintomatici, ma soprattutto occorrerebbe basarsi più sulle ospedalizzazioni che sulle positività. Nella fattispecie, poi, andrebbe analizzata con più dettagli la situazione. Il 40% delle persone ricoverate, infatti, sono senza polmonite e alcuni sono in ospedale per altri motivi diversi dal covid, pur essendo positivi.

“È talmente veloce la diffusione che non è possibile fare tracciamento” ha detto Bassetti, per cui  la via da seguire non è tanto l’immunità di massa che, viste le mutazioni, non sembra raggiungibile, ma la convivenza con un virus che sta diventando endemico, stanti i 300.000 contagi al giorno. Per questo non è scandaloso in futuro aspettarsi una vaccinazione regolare ogni anno, come per una qualsiasi influenza.

Infine Bassetti ha fortemente raccomandato la diffusione di un vaccino modificato in base alle ultime varianti, e l’aggiornamento dell’immuinizzazione andrà logicamente fatto ogni anno, come per l’influenza stagionale. Quello che però rimane importante è completare il ciclo vaccinale iniziato, inoculando la terza dose. I vaccinati con tre dosi, in sostanza, annullano o quasi i rischi di conseguenze gravi nel contrarre la malattia e possono condurre, sempre secondo il professore, una vita che si avvicina a quella normale. Ovviamente con le precauzioni del caso.

 

Luca Craia

Non si muore di solo covid ma per colpa del covid si muore di più anche di altre malattie.


Uno degli aspetti più devastanti della pandemia non è legato strettamente alla diffusione del virus ma ne è diretta conseguenza. È anche una questione piuttosto lapalissiana, che è stata chiara fin dall’inizio ma della quale ora iniziano ad arrivare i dati concreti, e sono dati davvero preoccupanti. La diagnostica di altre malattie, che non sono purtroppo sparite lasciando spazio al covid ma stanno ancora tutte lì a mietere vittime, ha subito un notevolissimo rallentamento, così come le cure e gli interventi chirurgici. Questo perché una cospicua parte del personale medico e paramedico addetto alle cure specifiche di malattie “convenzionali” è stato dirottato nei reparti covid e connessi.

Secondo un’intervista rilasciata al Corriere della Sera dal  professor Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia medica all’Università di Milano nonché direttore della Divisione Nuovi Farmaci dell’Istituto Europeo di Oncologia, il personale addetto all’oncologia trasferito in reparti covid sarebbe dal 30% al 50% del totale, con conseguente calo dell’attenzione verso una pari percentuale di pazienti. La conseguenza disastrosa è un aumento del rischio di mortalità per i pazienti oncologici di circa il 2%. I pazienti oncologici, in Italia, sono 3.600.000, quindi parliamo di 72.000 persone a rischio. Per quanto riguarda invece la diagnostica, la cui tempestività è fondamentale per la cura di queste malattie, sarebbero mancati circa 1.400.000 esami di screening. Le conseguenze di quest’ultimo dato possono essere immaginabilmente nefaste.

Questi i dati relativi all’oncologia, ma possiamo pensare a dati simili per altre patologie serie come quelle legate all’apparato cardio-circolatorio o gastro-intestinale. In definitiva, appare chiaro che non si muore di solo covid ma si more per colpa del covid per l’impossibilità di curarsi adeguatamente o anche solo di diagnosticare tempestivamente la malattia.

 

Luca Craia

 

martedì 11 gennaio 2022

Grinta a Montegranaro, nonostante lo sgarbo della minoranza.


 Nonostante il comportamento disdicevole e irrispettoso dell'opposizione durante l'ultimo Consiglio Comunale, negando la possibilità di parlare al Direttore dell'Area Vasta 4 che si era messo a disposizione per spiegare all'Assise cittadina di Montegranaro la situazione circa il servizio di guardia medica, lo stesso Direttore non solo si è adoperato per sostenere l'iniziativa dei medici montegranaresi e dell'Amministrazione Comunale di riaprire il centro vaccinazioni, ma stamani gli ha fatto visita. Il dottor Roberto Grinta, accompagnato dal Sindaco Ubaldi e dall'Assessore Zincarini, ha salutato gli operatori e ha colto l'occasione per visitare anche la sede della Croce Gialla. 

I buoni rapporti tra Istituzioni prevedono anche il rispetto per le persone che ne occupano i ruoli. In questo l'attuale Amministrazione Comunale si sta muovendo molto bene, interfacciandosi con la Sanità, la Regione e il Governo e ottenendo risultati tangibili. E anche questa è una novità positiva.


Luca Craia