venerdì 12 luglio 2019

Impalcatura sempiterna di via Don Minzoni. Presto i lavori di messa in sicurezza. Battaglia vinta.


Combatto da quando è stata eretta, quella maledetta impalcatura, ossia dal 2001, per farla rimuovere. L’intervento di messa in sicurezza di uno stabile in via Don Minzoni, a Montegranaro, datato appunto 2001, è sempre stato di per sé più pericoloso dello stabile stesso: ingombrante (decine di automobile ci hanno lasciato le fiancate), raffazzonato, con pezzi attaccati alla bell’e meglio pronti a decollare al minimo rifolo di vento. Una battaglia, la mia, quasi ventennale per fare in modo che si ripristinassero almeno le condizioni minime di sicurezza. Nel tempo quella bruttissima impalcatura è diventata il simbolo del degrado del centro storico di Montegranaro.
Lo scorso anno, d’estate, scrissi per l’ennesima volta all’Ufficio Tecnico del Comune di Montegranaro denunciando la caduta dal tetto di alcune lamiere, cosa estremamente pericolosa insieme a tutto il resto dei pericoli che sia lo stabile che l’impalcatura rappresentano. Quella missiva finalmente ha smosso qualcosa, forse perchè andata per conoscenza anche a Procura e Prefettura: è stato dato l’incarico a un professionista per progettare una nuova messa in sicurezza che libererà la strada dall’ingombro e farà in modo che non ci siano più pericoli derivanti dallo stabile e dall’impalcatura.
La notizia è che presto cominceranno i lavori. È stata stanziata la somma necessaria e ora non rimane che procedere all’affidamento dell’incarico alla ditta che procederà alla realizzazione del progetto di messa in sicurezza. Per me è una vittoria importante, simbolica quanto lo è stata l’impalcatura fino a oggi. Una medaglia che mi appendo da solo, e lo faccio senza falsa modestia, una medaglia che attesta che l’impegno alla fine paga molto più di tante chiacchiere.

Luca Craia


Abbattuta la quercia monumentale di Villa Luciani


È morta da tempo, nonostante le battaglie per salvarla del compianto Livio Botticelli e nonostante fosse uno dei beni più preziosi di Montegranaro, tanto da essere annoverata tra gli alberi monumentali più importanti delle Marche. In realtà, la roverella di Villa Luciani, a Montegranaro, risultava essere, finchè è stata in vita, l’essere più antico della valle dell’Ete Morto. 
Poi, però, è morta pure lei e ora è secca e piena di parassiti, diventando anche un pericolo, per il rischio che si stacchino rami o che cada direttamente l’intero fusto. Per questo motivo si è deciso di abbatterla. È una cosa molto triste, ma purtroppo necessaria. L’abbattimento è stato effettuato tramite il taglio del fusto a raso del terreno. Un altro pezzo importante della storia del paese che se  ne va.

Luca Craia

Troppi suicidi. La gente è abbandonata a se stessa. Lo stato sostenga le famiglie, la comunità torni a essere unita.


Io non lo so perché un ragazzo nel fiore degli anni decida di mettere fine alla sua esistenza. So solo che non è normale. Così come so che non è normale che si butti da un ponte un uomo di mezza età, o un anziano. Mi pare anche davvero poco normale che tre persone nel giro di pochi giorni decidano di farla finita nello stesso modo, magari per il meccanismo dell’emulazione, ma comunque dimostrando un profondo stato di disagio che si manifesta nella maniera più drammatica. E se la cosa si ripete con questa frequenza assurda, credo sia giusto interrogarsi.
Certo, non possiamo interrogarci nello specifico, ma possiamo fare delle considerazioni generali. E possiamo farci delle domande, soprattutto, la prima delle quali è questa: cosa fa la comunità nazionale per sostenere le persone in difficoltà? La risposta mi pare evidente: nulla, o quasi nulla. E comunque, quello che fa appare decisamente insufficiente.
Viviamo in un momento davvero tragico per il nostro Paese, in profonda crisi economica e di valori. C’è un impoverimento radicale delle classi medio-basse, un abbassamento del livello culturale diffuso, una profonda difficoltà di relazione sociale a più livelli. Soprattutto c’è la sensazione diffusa di non vedere un futuro, sia per le giovani generazioni che per quelle più avanti negli anni.
Nel contempo bisogna riconoscere che non c’è alcuno sforzo, a eccezione di misure palliative, per risolvere questo grave stato di cose, anzi, lo Stato appare sempre più spesso come coercitivo, distante, nemico. Basti pensare al caso degli affidi minorili pilotati venuto alla luce recentemente, caso che sembra sempre di più configurarsi come la punta di un iceberg in cui le famiglie più fragili, anziché essere sostenute, vengono affossate nelle più profonda disperazione. Non ci sono interventi a favore del lavoro, a sostegno dell’imprenditoria, in appoggio alle famiglie. La politica, da ogni latitudine, sembra concentrata su temi lontani dai veri problemi che la gente vive.
Credo che occorra che la politica torni a occuparsi della gente, del popolo. Occorrono misure a sostegno del fulcro fondamentale della nostra società, la famiglia, oggi evidentemente sotto attacco nei suoi valori fondanti. Ma occorre anche ritrovare lo spirito di comunità, in modo che siano gli stessi cittadini a sostenersi mutualmente prima ancora che vi arrivino le istituzioni. Oggi, purtroppo, siamo tutti estremamente soli, in un mondo paradossalmente iperconnesso.

Luca Craia