Una volta, nemmeno tanto tempo fa, l’uomo che si assumeva
responsabilità pubbliche e che non riusciva a portare a termine il proprio
compito o che, in qualche modo, vedesse macchiato il proprio onore e, di
conseguenza, quello dell’Istituzione che rappresentava, rimetteva il proprio
mandato. Lo rimetteva ancor prima che si facessero eventuali processi, che
terminassero le indagini, che si appurasse la verità, questo a tutela dell’interesse
maggiore che è quello dell’Istituzione che si rappresenta e, di conseguenza, dei
Cittadini. Ricordo dimissioni date per accuse poi rivelatesi infondate, o per
malfunzionamenti della cosa pubblica in realtà non imputabili direttamente all’azione
del dimissionario. Ma avere la responsabilità di un ruolo, un tempo, comportava
anche saperla rimettere per tutelare il ruolo stesso prima della propria
persona e del proprio interesse.
Oggi, e da qualche anno, non è più così. Oggi si possono
commettere errori macroscopici, si può manifestare la più completa
inadeguatezza al ruolo che si ricopre, si possono causare danni enormi alla
collettività senza che mai si senta il bisogno di fare un passo indietro e di
lasciare il ruolo occupato per tutelare l’interesse comune. E quindi non è
scandaloso che il Governo della Regione Marche sia ancora al suo posto,
nonostante il totale e conclamato fallimento della gestione della ricostruzione
che mai c’è stata, nonostante i danni causati alle popolazioni colpite,
nonostante lo scandalo delle SAE fradice, degli sfollati ricorrenti, dell’immenso
disagio causato alla cittadinanza, nonostante si sia operato, scientemente o non,
per ottenere la desertificazione delle zone colpite dal terremoto.
Sono tutti lì, i responsabili politici regionali del
disastro. Sono lì e continuano a operare, non provando il minimo disagio per la
catastrofe che è stata e sarà ancora a lungo la ricostruzione. Non hanno sentito
nemmeno per un minuto il bisogno di rimettere il proprio mandato al Popolo
Sovrano, quel Popolo di cui fanno parte gli sfollati, i terremotati, i titolari
di attività economiche ferme da oltre due anni, i bambini senza scuole, i padri
senza lavoro, le famiglie senza casa, le comunità senza un luogo per esistere.
Una volta ci sarebero state le dimissioni e non dopo oltre due anni di evidenti
disastri, ci sarebbero state molto prima, senza cercare di scaricale le
responsabilità altrove. Siamo nel tempo in cui le dimissioni non esistono più,
e nemmeno la vergogna. Quindi è tutto normale.
Luca Craia
Foto: www.viveremacerata.it