lunedì 17 settembre 2018

Primo giorno di scuola a Montegranaro: traffico il tilt.


Venti minuti per arrivare da San Liborio alla fine di via Veregrense, a Montegranaro, stamattina all’ora di punta. Col trasferimento dell’intera scuola di Santa Maria a San Liborio ci si aspettava qualche problema di traffico, tanto che l’assessore competente, Roberto Basso, aveva predisposto un piano del traffico da lui stesso elaborato. Ma stamattina, da poco prima delle 8, si è verificato quello che si temeva: traffico in tilt, paese bloccato, gente imbufalita e concerti ci clacson. Forse si è sottovalutato il rischio.

Luca Craia





domenica 16 settembre 2018

Salvini all'Hotel House: qua servono le ruspe

Si sta concludendo in questi momenti la visita ufficiale del Ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini all'Hotel House di Porto Recanati. Salvini è voluto tornare ancora una volta, e questa volta in veste di Ministro, per verificare la situazione di questa polveriera di degrado e criminalità incastrata come un brutto male sulla costa marchigiana.
Salvini si è fatto spiegare dalle autorità presenti la reale situazione del palazzone e di quanto vi avviene all'interno. Una situazione che sembra davvero irrisolvibile perché ci sono oltre due milioni di Euro di debito ascritto alla personalità giuridica del condominio, un debito che è impensabile poter esigere. Per questo motivo, anche nell'ipotesi che i condomini improvvisamente ricominciassero a pagare le proprie quote condominiali, queste verrebbero immediatamente sequestrate dai creditori e non potrebbero riportare in alcun modo la situazione alla normalità.
Per il resto la questione è nota: criminalità, degrado, una sacca di illegalità intoccabile all'interno delle civilissime Marche. Una situazione che sembra poter avere un'unica soluzione, almeno secondo la prima estemporanea valutazione del Ministro che ha dichiarato ai presenti, dandosi appuntamento in maniera istituzionale al più presto: " qua ci vogliono le ruspe".

Luca Craia 

sabato 15 settembre 2018

Centro storico: integrazione e ghettizzazione. I dati della popolazione nel castello montegranarese.

Sono 730 gli abitanti del centro storico di Montegranaro, almeno secondo l’Anagrafe al 31/12/2017. Di questi, IL 27,81% sono stranieri, ossia 203 persone, di cui 148 provenienti dal Marocco. Questi i dati ufficiali, ma sappiamo bene che, oltre alle persone regolarmente iscritte all’anagrafe, ce ne sono tantissime che non lo sono, sia perché in residenza temporanea, sia perché clandestini. Il numero di queste persone è ovviamente impossibile da stimare, ma la cosa certa è che sono davvero tante, e l’impressione è che il loro numero possa eguagliare se non superare quello degli Italiani.
Il quartiere si sta evidentemente trasformando in un ghetto per stranieri, e questo è un problema serio che va affrontato seriamente. Se nei primi anni di immigrazione la convivenza è stata pacifica e collaborativa, col tempo la situazione è venuta via via deteriorandosi. Il motivo è semplice: i primi venuti erano motivati dalla ricerca del lavoro e dal desiderio di miglioramento delle proprie condizioni di vita. Con la crisi economica e la conseguente perdita di posti di lavoro, molte di queste persone se ne sono andate e sono state spesso sostituite da altre con situazioni diverse e, in alcuni casi, con vite al di fuori della legalità. Tutto questo ha ovviamente deteriorato i rapporti, creando situazioni tese che sono andate a creare problemi anche e soprattutto a quegli stranieri di prima ondata che avevano trovato un sistema di integrazione tutto sommato efficiente.
È logico, quindi, che ogni politica futura debba evitare di aggravare la ghettizzazione del quartiere. Il recupero urbanistico é basilare: il crollo dei valori immobiliari favorisce l'inserimento di persone in situazioni di disagio e a rischio criminalità.  Inoltre la presenza di numerosi alloggi popolari ancora da assegnare è fonte di preoccupazione perché, coi regolamenti attuali, essi saranno presumibilmente affidati a stranieri. Ecco quindi la necessità di mettere mano ai regolamenti.
È inoltre fondamentale instaurare forme di controllo per limitare l’incidenza della criminalità che, purtroppo, vede gli stranieri protagonisti. Per questo è auspicabile che si favorisca la nascita di una forma di controllo di vicinato che, comunque, deve essere pilotata e controllata a sua volta istituzionalmente. L’istituzione di una zona a traffico limitato per i residenti, con varchi controllati tramite telecamere, può favorire il processo. In ogni caso, servono un progetto complessivo e investimenti corposi, anche diluiti nel tempo.

Luca Craia



Micam, speranze e futuro per un settore devastato.

Per un capriccio dell'ufficio anagrafe ho attraversato quasi quarant'anni della vita calzaturiera del mio paese e del mio Paese. Da quando pure i garage e i sottoscala si chiamavano "Ditte" con le tre o quattro persone che ci lavoravano notte e giorno fino a veder crescere tra l'erba - come il ragazzo della via Gluck - le grandi cattedrali di vetro, cemento e lamiere del distretto produttivo più importante d'Italia. Tempi neppure paragonabili e lontani non 40 anni, ma 40 milioni di anni luce.
Le vicende sempre alterne tra la fortuna e le difficoltà. L'idea che piccolo è sempre bello. La convinzione che con il cognome di famiglia si potesse dare più lustro ai mocassini, ai derby e alle francesine. Lo faceva pure il vicino di casa... La capacità di rischiare dei pionieri inversamente proporzionale alla preparazione economica, finanziaria e commerciale. E gli errori. Pure quelli! Gli stessi che oggi ti fanno ribollire il sangue, quando senti che aziende affermate chiudono i battenti.
Che Brand storici (non da laboratorio con moglie, padre e madre) spariscono per sempre. Con il dramma di un numero sempre troppo grande di individui che non avranno più un lavoro da svolgere in una zona che non ha mai saputo, né voluto creare niente altro che scarpe.
E domani chi resiste ritorna a Milano per la centesima fiera. Carica la macchina di campionari, listini e speranze che nel corso degli ultimi anni si sono concretizzate con la stessa frequenza della vincita al superenalotto.
E ribolle il sangue a sentire chi blatera inutilmente di aiuti e appoggi al settore in crisi. Di che aiuti si parla? Ancora del Made in Italy? Di quel valore aggiunto da dare a prodotti che sono stati fatti oltre frontiera, dove il costo del lavoro è un decimo, un quinto, un quarto di quello italiano? Troppo tardi. Ancora si parla di proteggere quello che non interessa più a nessuno dei produttori rimasti? Coloro, cioè, che per abbattere il prezzo del prodotto, nella speranza di venderne qualche paio in più, se lo vanno a fare in Romania, Bulgaria, Cina, Vietnam, Serbia, Albania eccetera? Questo Made in Italy? Oh... scusate, non lo sapeva nessuno come stavano in effetti le cose.
Scendete dalle vostre inutili e costose poltrone. Troppi presidenti in giro, lo dico da quarant’anni. Prendete un autobus di Roma Linee. Senza limousine né autista, né fotografi andate a battere i pugni a Roma. L'unica cosa che dovete chiedere è il taglio del costo del lavoro per lasciare qualche euro in più ai lavoratori (magari ricominciano a consumare un po') e per abbattere in parte il prezzo di una francesina, che a momenti costa come una lavasciuga di marca, anche quella fatta in Cina.
Non abbiamo altro tempo a disposizione che quello di oggi. (Charles Spurgeon)

Giuseppe Sardini