sabato 30 giugno 2018

Hotel House, sacca di orrore inaccettabile. Va distrutto.


Quindi i resti umani, almeno alcuni di essi, ritrovati nel pozzo dell’orrore di fianco all’Hotel House di Porto sono della piccola Cameyi, la quindicenne scomparsa nel 2010 e mai più ritrovata. Provo un ribrezzo indicibile per questa storia, una rabbia mista a schifo, nel vero senso della parola, per fatti che, solo a pensarne la successione, non possono che inorridire. È impensabile che nella nostra epoca, possa esistere un luogo in cui una ragazzina di quindici anni entra per poi sparire nel nulla, salvo poi scoprire che è stata uccisa, smembrata e gettata via come un rifiuto, tutto questo senza che nessuno se ne accorga, senza che, in un complesso in cui vivono migliaia di persone, qualcuno veda, qualcuno provi pietà, qualcuno inorridisca.
La pietà, la profonda commozione per la tragica fine di questa giovane vita, sfociano nella rabbia, inevitabilmente, perché è inaccettabile che questo accada, è inaccettabile che possa esistere un tale orrore, è inaccettabile che la nostra società consenta, dietro motivazioni di ordine ideologico e a un pietismo peloso, l’esistenza di un luogo dove orrori si questo tipo possano essere normali. E all’Hotel House questo orrore è normale: ci sono altre ossa, altri resti in quel maledetto pozzo, ci sono altre vite gettate via come fossero immondizia.
Non è pietà quella di commuoversi per i ragazzini dell’Hotel House che non hanno altri posti dove vivere, non è un sentimento umanitario, non è empatia: è ipocrisia. Perché l’empatia, il sentimento umanitario, la pietà dovrebbero portare a trovare soluzioni diverse ma, soprattutto, dovrebbero considerare inconcepibile l’esistenza di un luogo così empio, malefico, diabolico.
L’Hotel House va smantellato, va raso al suolo. Chi ci vive deve andare altrove. Chi deve andare in prigione, chi deve andare via dal nostro Paese, chi in luoghi dove vivere degnamente e civilmente. Ma quel mostro di cemento pieno di storie inenarrabili, pieno di male, va distrutto, cancellato dalla faccia della terra. E va fatto ora, perché il male non si ferma se ogni tanto accendiamo una telecamera davanti al palazzo dell’orrore.

Luca Craia

L’ex cementificio di Gagliole va smantellato. E forse cade uno dei motivi per la non ricostruzione.


È una decisione importante, quella presa dal dirigente regionale del settore valutazioni e autorizzazioni ambientali a proposito della richiesta di revisione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale presentata dalla proprietà dell’ex cementificio Sacci di Gagliole, una decisione che potrebbe modificare sensibilmente anche l’atteggiamento della politica nei confronti della ricostruzione post terremoto. Cerchiamo di capire perché.
L’Heidelberg Cement, gruppo tedesco proprietario dell’impianto, aveva presentato richiesta di AIA per convertire gli impianti, tra l’altro fermi da tempo, in modo da poter produrre del cemento Clinker, per il quale è possibile utilizzare materiali più poveri del cemento stesso, tra i quali anche i rifiuti inceneriti. Ed era proprio questo il timore di molti cittadini, tra l’altro riunitisi in comitato proprio per evitare che questo potesse capitare. E il rischio c’è stato, e anche serio, visto che l’AIA era stata concessa e il cementificio avrebbe potuto ripartire con la produzione, anche mettendo in funzione il forno clinker nel quale è possibile incenerire rifiuti di diversa provenienza, con ovvie e preoccupanti conseguenze sulla salute pubblica.
L’incidenza di malattie gravi, come i tumori, riconducibili alle attività di incenerimento è molto alta nell’area del cementificio, in particolare tra i comuni di San Severino, Gagliole e Castelraimondo. La preoccupazione, quindi, per la riattivazione dell’impianto, definito senza mezzi termini ecomostro, era forte e motivata. Ma la politica locale ha sempre giocato a rimpallarsi le responsabilità tra enti, evitando di prendere qualsiasi decisione, anche in funzione del fatto che, comunque, la chiusura del cementificio aveva già comportato la perdita di numerosi posti di lavoro. Una decisione, quindi, sarebbe stata impopolare qualsiasi essa sia stata. Un successivo ricorso al TAR aveva poi bloccato l’autorizzazione, blocco per il quale la proprietà degli impianti aveva fatto richiesta di revisione.
A chiudere la questione, anche se temporaneamente, visto che è ancora possibile ricorrere da parte della proprietà, è arrivato il diniego alla revisione, stabilendo che gli impianti vanno smantellati. Rischio scongiurato, almeno per ora.
Tutto questo può essere analizzato anche all’interno di quanto accaduto per il terremoto e alla sospetta strategia della desertificazione. Un luogo desertificato è privo di cittadini che si oppongano a decisioni come quella di realizzare un inceneritore in mezzo all’abitato e, se l’abitato non c’è più, il problema non si pone. Forse è proprio per progetti di questo genere che si tende a rallentare se non a bloccare i processi di ricostruzione, creando i presupposti per i quali la gente se ne vada dalle zone terremotate lasciano un vuoto umano che può essere molto utile a progetti simili.

Luca Craia

venerdì 29 giugno 2018

Ma quale taglio ai vitalizi? Siete senza cuore e farete precipitare il PIL.

Bisogna essere proprio cattivi, ma cattivi dentro, per poter pensare di ridurre drasticamente i vitalizi agli ex parlamentari. Ma mettetevi nei loro panni: Magari hanno il mutuo da pagare, le rate delle tasse universitarie dei figli, le rate di quella maledetta cartella di Equitalia che sono riusciti a farsi rateizzare. Magari si sono appena comprati la Panda a metano e la stanno pagando piano piano, con tanti sacrifici, taeg 4,35 tan 4,50. Come fanno, questi poveracci, ad arrivare a fine mese?
C'è anche il rischio che tocchi licenziare qualche colf. Immaginatevi le ripercussioni economiche che questo potrebbe avere sull'intero sistema paese. Centinaia di colf a spasso, disposte a lavorare per stipendi da fame potrebbero abbattere il mercato del lavoro nero. Immaginate le conseguenze nefaste sul PIL.
E gli importatori di caviale? I produttori di champagne? Le aragoste? Vi immaginate che crisi? Ma volete veramente far caracollare l'economia? Rovinate queste povere persone che tanto hanno dato al paese e non vi curate di quello che potrebbe essere la conseguenza tremenda per tutti noi. Ragionate, vi prego, abbiate un po' di cuore.

Luca Craia 

Le prefiche del Pd e l'Italia senza opposizione.


Si stracciavano le vesti, ieri sera, sui social e ovunque avessero modo di esprimersi gli esponenti del PD, scandalizzati per la bocciatura in Senato di alcuni emendamenti presentati dal loro stessi al decreto-legge sul terremoto, anche questo presentato da loro stessi, tanto che si chiama “Decreto Gentiloni”. Ci siamo un po’ tutti domandati come mai, anziché emendare il provvedimento, non avessero inserito le materie degli emendamenti direttamente nel decreto, visto che l’hanno fatto loro. Ma questo rimarrà un mistero, come quasi tutto l’operato dei governi targati Pd che hanno massacrato l’Italia in generale e le zone terremotate in particolare.
Il motivo di questo scandalizzarsi tra urla e strepiti da prefiche era dovuto al fatto che, tra i vari emendamenti non votati, ce ne era uno che voleva prorogare la sospensione del pagamento delle imposte per i terremotati. In effetti anche io mi sono chiesto come mai fosse stato bocciato, e la spiegazione è venuta rapidamente e semplicemente col fatto che questi geniali signori hanno emendato sì il loro stesso decreto, senza però prevedere le dovute coperture finanziarie, senza le quali, dovrebbero saperlo anche loro, non si può legiferare. Dalla maggioranza fanno sapere che, trovate le coperture, si darà seguito alla materia dell’emendamento, per cui credo si possa stare tranquilli sotto questo aspetto.
Quello che, invece, tranquillizza poco è questo modo di fare opposizione da bambini dell’asilo, questo sforzarsi di additare l’avversario politico come il male assoluto collezionando, però, figuracce a ogni piè sospinto. Questa opposizione non mi pare efficace per niente, anzi, direi che, in questo momento, l’Italia è priva di opposizione. E, in democrazia, non è bene per niente. Renderemo grazie pure di questo ai signori del PD.

Luca Craia