giovedì 3 maggio 2018

Stasera Consiglio Comunale con l’Aventino di Viviamo Montegranaro. Antonelli si difende.


Non sembra presentare punti di grande interesse, stasera, la seduta del Consiglio Comunale di Montegranaro: sono punti che riguardano più che altro degli aggiustamenti urbanistici ma che potrebbero risultare delicati in quanto alcuni esponenti di maggioranza potrebbero essere costretti a non presenziare alla votazione per via di possibili incompatibilità. A questo va aggiunta l’assenza del gruppo Viviamo Montegranaro, assenza annunciata ieri con un comunicato stampa (leggi ilcomunicato), che potrebbe avere conseguenze sul numero legale.
Viviamo Montegranaro ha mosso accuse pesanti circa i criteri di redazione dei punti all’ordine del giorno e alla sostanziale chiusura verso qualsiasi proposta da parte dell’opposizione, in barba alla tanto sbandierata, ma mai comprovata, partecipazione. Nel caso specifico, il Presidente del Consiglio era stato avvisato dell’assenza dell’ex sindaco Gismondi e, vista la corposa presenza di punti inerenti l’urbanistica, di cui l’esponente di minoranza è particolarmente competente, si era richiesto di posticipare la seduta. La risposta negativa ha causato l’Aventino del gruppo di opposizione annunciato per questa sera.
Si difende dall’accusa il Presidente Antonelli, il quale afferma di non capire l’atteggiamento di Viviamo Montegranaro. “Ho ricevuto richiesta di rinvio dal consigliere Gismondi a cui ho motivato l'impossibilità di differire il Consiglio” spiega Antonelli, “e con reciproca soddisfazione ci siamo salutati. Quindi, nel rispetto della posizione del Gruppo Viviamo Montegranaro, non comprendo tale ripensamento”.
Antonelli afferma che ci sono “tempistiche perentorie” per questa convocazione e che, quindi, posticiparla avrebbe comportato dei problemi. Ma da Viviamo Montegranaro si è ormai decisa la protesta, evidentemente non conseguente al solo ultimo diniego ma a una serie di richieste non accolte, a testimoniare un dialogo sempre più teso tra le forze in campo.
Gli altri gruppi dovrebbero stare regolarmente in aula, stasera, ma sicuramente questa seduta del Consiglio che, sulla carta, sembrava una passeggiata, probabilmente una passeggiata non sarà.


Luca Craia


Fake news: abuso del termine e voglia di informazione controllata


Faccio una premessa, onde evitare che qualche sindaco mi denunci, hai visto mai: sto scrivendo una mia opinione personale, non una notizia, per cui, se non si è d’accordo, evitiamo per favore l’accusa di moda oggigiorno, quella di diffondere bufale, fake news. Definiamo il termine: fake new, tradotto in italiano, significa notizia falsa. Mi pare avvilente specificare che, se uno scrive la propria opinione su un determinato argomento, non può in alcun modo scrivere una fake new perché, prima di tutto, non sta scrivendo una notizia, in secondo luogo perché un’opinione può essere opinabile, discutibile, persino stupida ma certamente non può essere falsa, proprio in quanto opinione.
Sono pochi, in Italia, a potersi permettere il lusso di usare gli organi di informazione per il proprio interesse. Bisogna possederli, i mezzi di informazio, almeno possederne parecchi, oppure bisogna occupare ruoli di potere molto ma molto in alto. Se non si soddisfa almeno una di queste condizioni o, preferibilmente, tutte e due, rimane difficile manipolare le notizie e si rischia di farsi male, non solo, di far male alla causa per la quale si combatte. Io, a volte, capisco le intenzioni di certe istituzioni locali, ansiose di difendere il proprio operato e, magari, anche il territorio che amministrano; le capisco ma non posso condividere il merito delle sue accuse all'informazione non condivisa, accuse che, per chi fa, appunto, informazione, sono pesanti e offensive. L’accusa di diffondere notizie false è un’accusa molto grave, un'arma che può far male che può anche ritorcesi contro chi la usa.
Lo stesso vale per la minaccia di adire vie legali contro chi è colpevole di aver espresso una propria opinione, quandanche questa opinione sia contraria alla propria, persino se questa opinione ci fa proprio saltare i nervi, posto che, chi occupa un ruolo istituzionale, dovrebbe quantomeno saper controllare i propri nervi. È un comportamento molto diffuso, in questi tempi bui, quello di minacciare azioni legali così, come si augurasse buongiorno. È un sistema che, nella testa di chi lo usa, serve a tacitare le voci contrarie, quelle che non fanno comodo. Spesso neanche funziona, ma è comunque raccapricciante, becero, dittatoriale e, consentitemi, anche un po’ mafioso, laddove la lupara viene sostituita dalla carta bollata.
C’è una gran voglia di silenzio tra i terremotati, e la capisco. Ma non la condivido. Il silenzio non può essere telecomandato, non si possono tacitare le voci, quelle stesse voci che, fino a che hanno pronunciato parole concordanti con le proprie idee e i propri bisogni, erano ben accette, anzi, amplificate. In democrazia l’opinione contraria va accettata, eventualmente discussa e confutata, ma mai tacitata. È pericoloso chiedere il silenzio, in certi casi, perché lo si potrebbe ottenere. Ce n’è già tanto, di silenzio, troppo. Ai pochi che ancora alzano la voce, che ancora cercano di veicolare le istanze rimaste inascoltate, non si può chiedere il silenzio a comando, per poi riaccendere il megafono quando se ne ha la necessità. Si rischia che non si riaccenda, o che sia occupato da altre voci.

Luca Craia

mercoledì 2 maggio 2018

PROTESTA DEL GRUPPO VIVIAMO MONTEGRANARO CHE DISERTA IL CONSIGLIO COMUNALE DEL 3 MAGGIO

Comunicato integrale 

Ogni volta che viene formulata una richiesta dalla minoranza la risposta di Sindaco, Giunta e maggioranza è sempre “no”. 

Dopo la riunione capigruppo è stato chiesto al Presidente del Consiglio Antonelli di non fissare il consiglio comunale(si era ancora in tempo) per il giorno 3 maggio, in quanto il consigliere Gismondi sarebbe stato impegnato con il proprio lavoro in maniera imprevista. 
La risposta è stata la solita da parte di Antonelli: “sento la maggioranza e vi faccio sapere” e puntualmente è arrivato il no. 
Come se non bastasse sempre più spesso accade che vengano aggiunti punti di discussione all’ultimo momento e quindi non condivisi nella riunione capigruppo. 
La coincidenza strana è che i punti che arrivano in extremis riguardano quasi sempre l’urbanistica, in modo che ce li ritroviamo in consiglio cotti e mangiati. 
Prendiamo atto del grande senso di democrazia che anima questa amministrazione oramai prossima alla scadenza, ma questa volta non siamo disponibili a prestare il fianco a certi comportamenti. 
Abbiamo quindi deciso che i tre Consiglieri Comunali del gruppo Viviamo Montegranaro (Lucentini, Zincarini e Gismondi) non parteciperanno al consiglio comunale fissato per il 3 maggio prossimo. 
Sicuramente nelle file della maggioranza ci sarà qualcuno felice di non essere disturbato dall’opposizione e quindi archivieranno questa situazione con qualche battuta, ma vi assicuriamo invece che la questione è alquanto seria. 

IL CAPOGRUPPO
Mauro Lucentini

Concluso il sondaggio sul nuovo centro sportivo. All’83% non piace.


Si è concluso il sondaggio, condotto sulla pagina Facebook de L’Ape Ronza, il cui quesito recitava: “Il Comune di Montegranaro costruirà un nuovo impianto sportivo a circa 1,2 km dal quartiere San Liborio. Ritieni l'investimento (circa 700.000 Euro) prioritario per il paese?” Hanno espresso il loro parere 100 lettori e l’83% di loro reputa l’opera non prioritaria.
Dallo stesso sondaggio è anche scaturito un dibattito interessante all’interno del gruppo di discussione, nel quale è apparso quanto meno contraddittorio che esista ancora lo scheletro di quello che doveva essere il palazzetto dello sport di Montegranaro ma che si pensi a costruire un nuovo centro. Ci si è chiesti se, con la cifra stanziata per il nuovo impianto, non si potesse invece bonificare l’area occupata dallo scheletro, ormai ridotto a un rudere infestato da erbacce e in completo degrado.
In effetti forse era possibile investire per migliorare l’impianto esistente, prima di crearne uno nuovo, anche perché, oltre all’utilità pubblica e all’evidente degrado dell’area dovuto alla presenza dell’eco-mostro, il tutto è anche un pessimo biglietto da visita per Montegranaro, anche in considerazione delle tante manifestazioni sportive, alcune anche a carattere internazionale, che si svolgono nel centro La Croce. Il campione di 100 votanti certamente non è scientificamente rilevante, ma potrebbe comunque essere utile a chi amministra per capire meglio le reali esigenze del paese.

Luca Craia

Terremoto, le macerie dell'anima e gli omicidi di Stato

È più grave della mia delusione,quanto accaduto, tanto da indurmi a cambiare, per un istante, idea dopo aver preso coscienza che i terremotati ormai non gradiscono più che ci siano osservatori esterni che diano libere opinioni sulla situazione, preferendo il silenzio o una informazione sostanzialmente controllata, magari a colpi di minacce legali, come fa il Sindaco di Norcia, esattamente come quella che io definisco di regime. Avendo a cuore le sorti di questa gente e di questi luoghi, mi ero proposto di tacere come da loro preferito, senonchè la morte di Massimo mi ha indotto a un ultimo pensiero scritto sul blog su questa situazione.
Credo che siamo di fronte a un omicidio, e lo dico cosciente di tirarmi di nuovo addosso le ire delle schiere schierate, quelle che mi scarnificarono quando parlai di un fatto analogo in quel di Fiastra, qualche tempo fa, uno dei primi suicidi da terremoto. Lo Stato ha talmente vessato questi Italiani, privandoli prima di ogni assistenza sanitaria psicologica, cosa lapalissianamente dovuta dopo traumi di questa portata, e poi creando tali e tanti ostacoli per la ripresa di qualcosa che somigli alla normalità, che le responsabilità di quanto sta accadendo sono evidenti.
Il problema è che i terremotati si stanno dividendo, oltre che frantumando ognuno dietro ai casi propri, in due grandi categorie: quelli con speranze e quelli senza speranze. I primi sono i prigionieri vittime della sindrome di Stoccolma che, privati di tutto, vedono qualsiasi porcheria concessa, vedi il deltaplano di Castelluccio, come grasso che cola. I secondi non hanno grasso, sono privati di ogni speranza, di ogni aspettativa, gli tolgono il CAS, la SAE, la stessa vita, sostanzialmente li ammazzano in senso lato finché non si ammazzano da soli in senso stretto.
Mi scuso per i toni, ma confesso di essere molto arrabbiato mentre scrivo, e sto scrivendo di getto. Il mio cordoglio per Massimo che, per mia sfortuna, non conoscevo personalmente, è fortemente inferiore alla rabbia che provo per la sua fine. E per il fatto che nessuno si sia scusato, abbia chiesto perdono. E nessuno, sono convinto, lo farà. 
Credo che siamo a un punto di svolta, in cui il disegno di spopolamento, impoverimento, sostanziale distruzione del tessuto umano delle zone terremotate si stia concretizzando col placet delle stesse vittime affette dalla sindrome di cui sopra. Da qui, la mia domanda: che ruolo può avere un commentatore esterno, che non ha la possibilità di vivere trenta giorni tra i terremotati come essi stessi sembra chiedano, in questo snodo cruciale? Non lo so. Per evitare di far danni ai terremotati stessi, riflettendo, taccio. Poi vedremo.

Luca Craia

martedì 1 maggio 2018

Emanuele 38 anni dopo

Maledetto 2 maggio 1980. Emanuele perse la corriera e si fece portare a Monte San Giusto dal padre, Eleuterio, per cercare di prenderla in corsa. Eleuterio perse il controllo della sua 131 arancio lungo la provinciale tra Montegranaro e Monte San Giusto e finì di sotto.
Notai la sua assenza alla fermata della corriera, quella fermata che l'autista Domè aveva accordato solo a noi quattro, io, Emanuele, il suo amico del cuore Giampietro e Franco, davanti la porta della vecchia fabbrica di Botticelli. La condividevamo raccontandoci, chiacchierando, spartendo esperienze. Ma quella mattina Emanuele non c'era. Starà male, avrà esagerato il Primo Maggio.
Emanuele era diventato una specie di fratello maggiore per me, tre anni più piccolo di lui, sbattuto sulla corriera Montegranaro-Macerata a fare le medie ai Salesiani. Emanuele mi faceva la guardia, anche se non glielo aveva chiesto nessuno. Mi conosceva da tempo, in parrocchia, tra i focolarini e poi al minibasket, e per lui, ragazzo di enorme cuore, era la cosa più normale proteggermi dai più grandi.
Chi pensava  che avesse perso la corriera? Chi pensava stesse correndo via dalla vita? Giampietro mi disse: dormirà. Mamma, che sapeva quanto gli volessi bene, quando tornai a casa, quel maledetto 2 maggio dell'80, non disse nulla ma mi abbracciò talmente forte da farmi male. Poi me lo disse: Emanuele non c'è più.
Non c'è più da un sacco di tempo. È stato il primo immenso, grande, incolmabile, inspiegabile dolore della mia vita. E ancora lo è,  dopo 38 anni. La vita è fatta di grandi dolori. Dopo la morte di Emanuele mi è toccato tollerarne tanti altri, troppi. Compresa quella mamma che mi abbracciò allora o quel padre che, in silenzio, mi accompagnò a salutarlo per l'ultima volta. 
Si cresce col dolore, non solo con la gioia. Ma Emanuele è stato mia guida per un sacco di tempo, mi sono ispirato a lui durante la mia adolescenza, chiedendomi cosa avrebbe fatto lui in questa o quella situazione. E sta nel mio cuore, ora come allora, ora che ho più o meno l'età di suo padre, l'amatissimo Eleuterio, quando lui se ne andò,  ora che capisco molto meglio il dolore di suo padre e di sua madre.
Scusate per questa divagazione personale, ma per me il 2 maggio è una data importante e mi piace ricordarla, con un po' di dolore e tanta nostalgia per quel sorriso perso ma eterno nei ricordi.

Luca Craia