giovedì 1 marzo 2018

I comunisti mi fanno paura, perché sono più fascisti dei fascisti.



Avrei sperato in una presa di distanza forte, in un distinguo netto, in una riaffermazione della dialettica politica come valore democratico assoluto e indiscutibile. Invece no, la sinistra italiana si trincera e difende a spada tratta la violenza verbale e fisica, di cui abbiamo avuto notevoli e ripetute testimonianze negli ultimi tempi: centri sociali che assaltano poliziotti, che massacrano carabinieri, che spaccano, tirano bombe carta ripiene di ferro, bruciano; fanno eversione, perché di questo si tratta: eversione. L’eversione non ha un colore politico, è eversione e tanto basta. È eversivo il fascista che pensa al ritorno di un regime mussoliniano (anche un po’ scemo, per dirla tutta), ed è eversivo il comunista che mette a ferro e fuoco le città. Anzi, nel comportamento eversivo del comunista trovo un’aggravante nella presunta e sempre sbandierata superiorità morale.
Io sono un antifascista, nel senso che ho combattuto contro i fascisti da una vita e tutt’oggi, nonostante abbia dichiarato che voterò a destra per la prima volta in vita mia, non mi esimo in nessuna occasione di combattere le idiozie fasciste, le idolatrie, la violenza verbale e il razzismo conclamato, anche se questo mi mette in una posizione defilata e isolata. Ma sono prima di tutto un democratico, una persona che affonda le proprie radici culturali e politiche in un concetto di democrazia ampio e imprescindibile, al quale non intendo rinunciare. Per queste mie profonde convinzioni io combatto il fascismo con la dialettica e col dialogo, mi adopero per dimostrarne gli errori e le falsità.
Questo mi aspetterei dalla sinistra sedicente democratica. Non è ammissibile la violenza, mai, nemmeno contro l’ideologia fascista che anche io repello. Invece oggi non si usa la dialettica, non si usa il dialogo, non si utilizza questa presunta superiorità morale della sinistra ma ci si erge a giudice e carnefice senza appello, pronta a farsi giustizia, nella propria errata convinzione di giustizia, con l’uso della forza e della violenza.
Non la pensi come me, quindi non hai il diritto di parlare. In questo modo non ha diritto di parola Casapound, movimento dichiaratamente fascista col quale, comunque, occorre dialogare, e non ha diritto di parola la Lega di Salvini, che definire fascista è una libera interpretazione, per quanto esso sia un movimento di destra. Diventa quindi legittimo impedire a chi non la pensi come noi di esporre il proprio pensiero, e per farlo è concesso l’uso della violenza. Vengono giustificati i giovani col volto coperto che assaltano le forze dell’ordine e persino la maestrina indiavolata che grida morte alla polizia per poi, magari, tornare a insegnare a scuola, certamente non la tolleranza e la democrazia.
L’antifascismo non giustifica la violenza. Nulla giustifica la violenza. Usare la violenza per combattere un’idea violenta è contraddittorio, stupido e pone sullo stesso piano entrambe le parti. E il fatto che a sinistra, in linea generale, questo concetto non venga minimamente espresso mi fa realmente paura, perché l’eversione, come dicevamo, non ha colore, e l’eversione di sinistra, al pari di quella di destra, ha regalato ben gravi lutti all’Italia. Io mi sento di combatterle entrambe e ritengo che chi non lo fa, qualsiasi sia la motivazione o la giustificazione con cui si autoassolve, ne diventa complice.

Luca Craia

Santa Lucia di Recanati: interrogazione regionale di Fratelli d’Italia su ritardi e disservizi



Elena Leonardi: si aumenti l’organico del personale tecnico di radiologia


Comunicato integrale
 
Le continue proteste ed i disservizi che si stanno verificando presso l’Ospedale di Comunità di Recanati hanno portato alla redazione di un’interrogazione regionale  a firma Elena Leonardi , capogruppo di Fratelli d’Italia. Nell’atto vengono elencate le criticità che si riscontrano presso varie unità operative o ambulatori del presidio recanatese.
Così come evidenziato negli organi di informazione riporto la situazione di “affanno” in cui si trova la radiologia -  esordisce la Leonardi – il tutto per la carenza dei tecnici: con due figure che prestano servizio al mattino ed una al pomeriggio la situazione a volte diventa insostenibile, proprio al momento della concessione delle ferie o della malattia del personale medesimo.
La rappresentante del partito della Meloni evidenzia inoltre il fatto che di sabato mattina si trovi un solo tecnico al lavoro il quale deve far fronte alle prenotazioni, agli esami richiesti in via di urgenza dai medici di famiglia, a quelli che giungono dal Punto di Primo Intervento ed infine a quelli che pervengono dal reparto delle cure intermedie, che il medico internista prenota il venerdì per il giorno dopo.
La Leonardi, che è anche vicepresidente della Commissione regionale alla Sanità, ricorda sia l’audizione fatta proprio in questa sede sia gli incontri con gli esponenti della maggioranza con le conseguenti rassicurazioni fornite da chi gestisce la sanità regionale, ai comitati impegnati nella difesa dei servizi essenziali del “Santa Lucia”.
Nell’interrogazione si ricordano inoltre altre serie carenze, ad esempio: dalla sostituzione dell’OPT (macchinario per l’ortopantomografia) che è rotto dal primo novembre, con la conseguenza che l’utenza deve rivolgersi presso altri presidi sanitari e, ancora, il mammografo che risulterebbe sottoutilizzato. Vengono difatti erogate  circa 200 prestazioni al mese, vale  a dire dieci al giorno per cinque giorni a settimana e tutte in screening. Con un tecnico aggiuntivo se ne potrebbe fare molti di più, accorciando le lunghe liste di attesa e allo stesso tempo rendendo il servizio più remunerativo per la sanità pubblica.
In momenti di emergenza neve come in queste ore per la stragrande maggioranza dei cittadini, spostarsi è un serissimo problema e avere la possibilità, in territori collinari come questo, di usufruire di servizi essenziali nelle proprie zone è un diritto che viene a volte a mancare.
Le belle promesse del Pd regionale si concretizzano, secondo la Leonardi, in bolle di sapone quando devono applicarsi alla realtà territoriale. L’evidente situazione di disagio continuo per gli utenti denota lo scarso interesse verso la sanità pubblica che la Giunta Ceriscioli continua a tenere superata ormai la metà della sua legislatura.


Zeiss verso il licenziamento. Che ne dicono Petrini e Verducci? Fallimento totale delle politiche del Comune.



Stanno facendo un gran lavoro, i sindacati, almeno le sigle CGIL e CISL, per poter salvare il salvabile nella situazione della ZEISS di Montegranaro. Peccato che, ormai, pare non ci sia più nulla da fare. Né c’è mai stato, a quanto si direbbe. Ma le hanno provate tutte, persino telecomandare l’Amministrazione Comunale di Montegranaro per farsi organizzare l’inutile, e a tratti ridicolo, Consiglio Comunale aperto di un anno fa, una bellissima farsa alla quale hanno partecipato, ognuno impersonando il proprio ruolo carnevalesco, le nomenclature dei partiti sedicenti “dei lavoratori”. Non è servito a nulla, né che avessimo mai avuto dubbi al riguardo, e oggi siamo probabilmente alla parola fine di questa brutta vicenda.
Se le sorti dei lavoratori sembrano ormai segnate, è il momento di capire dove risiedono le responsabilità. E non è difficile: gli imprenditori italiani delocalizzano le produzioni, e lo fanno non per mancanza di amor patrio, ma perché l’imprenditore, per mestiere, deve creare profitto, altrimenti non fa l’imprenditore ma il missionario, ed è un’altra cosa. In Italia fare profitto è difficile, in qualche caso impossibile. E la responsabilità risiede nei vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni, soprattutto in quelli più recenti, quelli che, mascherandole per iniziative a salvaguardia del mondo del lavoro, hanno inserito norme che sono riuscite in un solo colpo a impoverire i lavoratori, aggravando lo stato di crisi per via della diminuzione della capacità di spesa del singolo, e gli stessi imprenditori, quando l’unica e sola cosa da fare era ridurre la tassazione sul lavoro dipendente.
Vero, ci sono altre iniziative importanti da portare avanti, come il “made in” tornato prepotentemente di moda in campagna elettorale, ma sono tutte iniziative che richiedono tempo e i cui effetti, qualora venissero davvero messe in campo, li vedremmo nel medio-lungo periodo, non certo in tempo per salvare i lavoratori della Zeiss. E questo i due rappresentanti del Governo intervenuti al Consiglio Comunale voluto e preteso dai Sindacati e prontamente eseguito dalla Giunta Mancini, non lo hanno detto né allora né mai. Anzi, da quel Consiglio Comunale non registriamo alcuna azione da parte loro per salvaguardare quei lavoratori ma soprattutto il mondo del calzaturiero, quello stesso mondo dove oggi stanno cercando, e forse troveranno, i voti per essere rieletti.


Luca Craia