venerdì 23 febbraio 2018

Sit-in della Lega ad Ancona contro gli irregolari


Comunicato integrale

I militanti della Lega questa mattina al Mercato del Piano di Ancona hanno tenuto un sit-in contro le azioni degli irregolari che quotidianamente presenziano il territorio importunando  le nonne e le mamme che si recano a fare acquisti.
Il Carroccio è fortemente preoccupato per l'insistenza con cui alcune persone irregolari chiedono denaro e soprattutto per gli ultimi fatti accaduti che hanno visto alcune signore subire delle violenze.
Il territorio è fuori controllo e la Lega chiede un intervento massiccio dell'esercito.
Infatti gli irregolari vanno continuamente controllati per dare tranquillità alle nostre mamme e nonne affinché possano liberamente circolare nel quartiere senza preoccupazioni. Inoltre la Lega chiede delle verifiche molto serie nelle residenze di Corso Carlo Alberto,  Piano San Lazzaro e Via Marconi per controllare se esistono sovraffollamenti negli appartamenti.

Sandro Zaffiri

Voterò col naso turato, come sempre, ma voterò un candidato del territorio: Mauro Lucentini.



Non ho mai votato Lega in vita mia. In realtà non ho mai votato a destra. Sono stato un accanito oppositore di Berlusconi da sempre e continuo a pensare che il berlusconismo sia stato un male assoluto per l’Italia, un male ancora presente e impersonato da quello che dovrebbe essere l’antesignano, Matteo Renzi. In quanto alla Lega vi racconto un aneddoto: una volta avevo un cane, Billo, a cui avevo insegnato a ringhiare ogni volta appariva Bossi in televisione. Billo abbaiava, ringhiava, saltava contro lo schermo e faceva il giro intorno al mobiletto per cercare le terga del padano.
La Lega di Bossi mi faceva arrabbiare, per i toni truci e per l’ignobile attacco al sud dell’Italia. Ma ci si evolve e, per quanto i toni siano migliorati di poco, oggi ritengo che la Lega fornisca l’unica risposta alla domanda di sicurezza che arriva dal Paese, anche da me. Non so cosa possa combinare a livello di economia e politica estera ma, del resto, fare peggio di chi c’è stato fino a oggi, se non impossibile, è piuttosto impegnativo. Ma sul piano della sicurezza credo sia l’unico ragionamento sensato che io abbia sentito in questa orribile campagna elettorale.
Voterò Lega. In realtà lo farò molto poco convintamente. Ero tentato di votare Cicciolina, nel senso di scrivere “cicciolina” sulla scheda e annullarla, ma non è mai successo che io non abbia votato e non voglio farlo nemmeno ora. Non sono convinto del mio voto, ma credo che sia diretto al male minore, in un panorama sconfortante. Avrei voluto dare fiducia al Movimento 5 Stelle ma non hanno presentato nulla di programmatico che non sia la solita solfa, a fronte di risposte contradditorie su molti temi importanti. È anche vero che, insieme alla Lega, c’è Berlusconi ma, paradossalmente, ritengo che votare a destra e non votare Berlusconi sia il modo definitivo per toglierlo dalle scene politiche, insieme alla sua assurda visione dello Stato e della legalità. Una vittoria della sinistra lo terrebbe ancora in vita.
Voterò Lega anche e soprattutto per il candidato locale, Mauro Lucentini, persona che conosco piuttosto bene, con la quale ho collaborato e mi sono scontrato spesso. Riconosco in Mauro grandi capacità: è una persona che conosce la politica e i suoi meccanismi, è un abilissimo organizzatore e, soprattutto, è uno che, quando dice di fare una cosa, la fa, a testa bassa, costi quello che costi. I miei scontri con Mauro sono leggendari, qualcuno ricorda sorridendo quello della porchetta alle ultime elezioni amministrative. Credo che mi scontrerò sempre con lui su certi temi, ma su altri ho sempre trovato un interlocutore attento e disponibile.
Lucentini potrebbe vincere. Non sarà facile ma potrebbe. E avere un parlamentare montegranarese sarebbe importantissimo in questo momento così buio per Montegranaro e per il Fermano. Per questo penso che ogni Montegranarese dovrebbe valutare la possibilità di votare, per una volta, non seguendo le ideologie o le direttive di partito ma seguendo l’interesse collettivo del territorio. Credo che Mauro Lucentini, se eletto, potrebbe fare molto per la nostra terra e il nostro paese. È soprattutto per questo che gli darò il mio voto. Ovviamente col naso turato, come sempre, con tutti i distinguo, con una forte critica circa il modo di fare politica della Lega. Ma, oggi più che mai, mi sento di seguire l’esempio del maestro Montanelli. Ancora una volta, forse per l’ultima.

Luca Craia

Accoglienza. Il sistema non funziona. Macerata lo dimostra. Il ruolo delle Prefetture.



I fatti di Macerata hanno scoperchiato un pentolone e, per quanto si cerchi di sviare l’attenzione sull’attentato razzista di un folle, che rimane, per fortuna, un caso unico e isolato e la cui deprecazione non necessita nemmeno di essere sottolineata, il fatto più evidente e preoccupante è il fallimento totale del sistema di accoglienza. Quello che sta emergendo dalle indagini in corso sull’omicidio di Pamela Mastropietro, oltre all’orrore indicibile e all’estrema crudeltà applicata dagli artefici, è che questi sono stati lasciati a delinquere con estrema leggerezza per una serie di malfunzionamenti e negligenze che il sistema non ha rilevato, il che rappresenta il pericolo concreto che fatti del genere possano capitare ancora senza che le Istituzioni riescano a prevedere e arginarne l’evoluzione.
Il resoconto dei fatti presentato da Cronache Maceratesi nell’articolo di ieri a firma di Federica Nardi (leggi l'articolo) presenta un quadro spaventoso in cui Innocent Osenghale, il primo dei Nigeriani accusati del delitto, avrebbe gravitato intorno ai servizi di accoglienza per rifugiati offerti dal Gus per circa due anni senza realmente usufruirne, quindi violando in questo modo il contratto e il regolamento di accoglienza, nel mentre viveva nella più totale illegalità dedicandosi allo spaccio e chissà a quale altra attività criminale, fino a giungere, indisturbato, a commettere l’omicidio della giovane romana. Due anni in cui il Gus ha regolarmente percepito i contributi relativi al soggetto che, però, non era nei fatti sotto il suo controllo.
L’espulsione dal programma di accoglienza sarebbe avvenuta soltanto il seguito all’arresto dei Nigeriano colto a spacciare e non perché il Gus ne avrebbe segnalato le inadempienze come, in teoria, sarebbe stato tenuto a fare. Nonostante l’arresto e il decreto di espulsione, l’uomo è potuto rimanere sul suolo italiano e ha potuto continuare a delinquere senza che nessuno lo tenesse sotto controllo o rendesse esecutiva l’espulsione. Insomma: per circa due anni nessuno si è accorto, almeno ufficialmente, che questo soggetto era un delinquente e nessuno ha preso provvedimenti fino al momento in cui è stato colto il fragrante. E anche dopo l’arresto nessuno lo ha più seguito. Questa è la prova che il sistema non funziona.
Se vogliamo davvero aprirci all’accoglienza occorre mettere a punto un sistema preciso e affidabile col quale controllare e monitorare l’attività di chi viene accolto, a partire dal riconoscimento dello status di rifugiato, dato con troppa leggerezza. Anche questo emerge dalle indagini, visto che il Nigeriano in questione godeva dello status di rifugiato pur provenendo da una zona non in guerra e non sottoposta a rischi particolari. E dopo l’accoglienza occorre che gli ospiti del sistema siano controllati costantemente. Non è possibile che un soggetto posto sotto la tutela di un organismo che collabora con lo Stato sia lasciato libero di delinquere senza che nessuno se ne accorga. Evidentemente mancano i meccanismi tramite i quali eseguire i controlli e i collegamenti tra gli operatori e la Prefettura.
Il ruolo delle Prefetture, in questa fase storica, è estremamente delicato e l’impressione che si dà è che si stia cercando, a livello di rappresentanza territoriale dello Stato, di minimizzare i problemi. I continui dispacci che arrivano dai Prefetti e che parlano di criminalità in diminuzione a fronte di continui episodi delinquenziali e a un senso di insicurezza da parte dei cittadini sempre più forte, fa pensare a uno scollamento tra chi controlla e quello che accade realmente. Il problema si acuisce perché i dati forniti dalle Prefetture, essendo sostanzialmente tranquillizzanti per quanto discrepanti con la realtà percepita dai cittadini, forniscono la motivazione per non elevare il livello di controllo. I fatti di Macerata dimostrano che, invece, il livello di controllo è estremamente troppo basso ed è lì che si deve intervenire prima che in ogni altro segmento del processo di accoglienza che, comunque, va ripensato nella sua interezza.

Luca Craia