mercoledì 29 novembre 2017

Beverati: un concetto di turismo superato e da superare.



Mi spiace davvero, e lo dico col cuore, dover ogni volta criticare anche in maniera aspra l’operato dell’assessore al turismo e al centro storico del Comune di Montegranaro, Giacomo Beverati, ma egli rappresenta un’immensa delusione politica per chi, come me, in passato aveva molto creduto in lui e lo aveva sostenuto in alcune sue avventure elettorali. Giunto finalmente a rivestire il ruolo di assessore a Montegranaro, dopo anni di atttività politica e scarsi risultati, Beverati continua a proporre soluzioni cervellotiche, poco pratiche, obsolete.
L’ultimo esempio lo abbiamo avuto con l’iniziativa folignate di Noi Marche dove, mentre altri comuni proponevano pacchetti turistici articolati, il nostro poneva sul mercato ancora una volta il discorso outlet-artigianato-Veregra Street. È un concetto ormai superato, quello del turismo legato alla produzione calzaturiera, proprio per via del fatto che la stessa produzione calzaturiera non rappresenta più, purtroppo, l’humus economico di Montegranaro. E se è vero che Veregra Street può essere una buona attrattiva per il turista già presente in loco lungo la costa, dobbiamo comunque ricordare che dura soltanto pochi giorni e poi c’è il nulla o quasi. Del resto, per quanto sopraffini siano le produzioni artigiane montegranaresi, di cui a Foligno è stato forse portato l’esempio più alto, faccio davvero fatica a immaginare un turismo imperniato sull’acquisto del prodotto calzaturiero artigianale, un prodotto di lusso che difficilmente potrà attrarre torpedoni di turisti verso le nostre colline.
Beverati stenta a comprendere che Montegranaro non ha una vocazione turistica, e può fare turismo soltanto sfruttando tutte le proprie peculiarità, tra le quali c’è la calzatura ma anche un patrimonio culturale e ambientale molto interessante se mantenuto e proposto a dovere, e mettendosi in rete con gli altri comuni della zona. Fino a oggi questo mettersi in rete non si è visto e anche l’iniziativa umbra è risultata sterile se togliamo le solite vecchie canzoni sui gemellaggi culturali, canzoni sentite ma mai ballate.
È ora di fare qualche proposta più articolata, ragionata e, consentitemi, intelligente. Non riesco a comprendere come mai Beverati, che pure, conoscendolo, mi risulta ben attrezzato culturalmente per essere così scontato nella progettualità in questo comparto, continui a sbattere contro il vetro chiuso come una mosca. Sembra quasi che il nostro assessore sia imbrigliato tra la necessità di emergere in una compagine in cui ha sempre rivestito un ruolo marginale e il bisogno di rispondere a un elettorato che certamente, come me, è fino a oggi fortemente deluso dal suo operato. Il guaio è che è rimasto poco più di un anno prima delle elezioni e quello che si vede all’orizzonte è soltanto la continua riproposizione di idee strampalate o banali, comunque inefficaci, e un infinito sperpero  di soldi pubblici.

Luca Craia

(foto Cronache Maceratesi)

Il caso Project e la scarsa considerazione del ruolo del Consigliere Comunale. Avrà ragione la Latini?




È grave quanto si è evidenziato durante la seduta del Consiglio Comunale di Montegranaro di ieri sera a proposito del caso Project, il punto più caldo dell’ordine del giorno, come da previsione, in mezzo a una sequenza di volemosebbene invero abbastanza stucchevole, con ammiccamenti e sorrisi inaciditi. Un comportamento tenuto durante il periodo di preparazione della seduta fortemente lesivo del ruolo istituzionale del Consigliere Comunale come stigmatizzato dal racconto fatto in aula dal Capogruppo di Sinistra Italiana, Eros Marilungo.
Il fatto di non consegnare ai Consiglieri Comunali copia del parere espresso dall’avvocato che segue la pratica in quanto questo avrebbe messo a rischio la giusta riservatezza dell’atto che, ovviamente, non può e non deve essere divulgato in quanto c’è un procedimento giudiziario in atto, è una mortificazione del ruolo del Consigliere stesso che, vale la pena ricordarlo, è un pubblico ufficiale e deve avere la piena responsabilità delle sue azione nell’adempimento della propria funzione. Motivare la mancata fornizione della documentazione con il fatto che essa poteva essere divulgata è una grave mancanza di fiducia non solo nella persona del Consigliere stesso ma anche e soprattutto nel suo ruolo istituzionale.
Non si può arrivare alla discussione di un punto e alla successiva votazione senza conoscere tutti gli atti. In questo modo il ruolo di controllo dell’opposizione è leso e mortificato, oltretutto per il fatto che i Consiglieri di maggioranza sono invece a conoscenza degli atti stessi. Non esiste giustificazione alla negazione del diritto di conoscere tutta la documentazione inerente un punto in discussione e, quandanche la legge lo possa consentire, rimane il comportamento politico antidemocratico, irriguardoso, opaco.
Qui c’è da capire come si considera il ruolo del Consigliere Comunale, e forse ci viene in soccorso l’interpretazione data dal Consigliere di maggioranza nonché segretario cittadino del PD che, intervenendo in una delle rarissime occasioni in cui abbiamo potuto ascoltare la sua voce in aula, spiega a Milko Cotica dei Movimento 5 Stelle che i suoi reiterati silenzi dagli scranni del Consiglio sono motivati dal fatto che le decisioni sono già prese in sede di riunione di maggioranza e, quindi, diventa inutile esporre la propria opinione durante la seduta. A questo punto decade totalmente il ruolo e la funzione del Consigliere Comunale e la delega stessa che l’elettore gli fornisce votandolo. E decade la funzione stessa del Consiglio, organo, in quest’ottica, obbligato a reiterare decisioni prese altrove. E se lo stesso Consigliere Comunale, rappresentante dei cittadini e pubblico ufficiale, viene così svuotato di ogni sua prerogativa democratica, possiamo facilmente immaginare quale sia la considerazione che si ha della volontà del cittadino stesso.


Luca Craia

martedì 28 novembre 2017

Tomaso Montanari ieri a Camerino per la presentazione di “Adesso che fai? Vai via?”

Ieri pomeriggio, lunedì 27 novembre, alle ore 16,30, è stato presentato a Camerino, nella Chiesa del Seminario, il libro fotografico ADESSO CHE FAI? VAI VIA? L'evento ha avuto il patrocinio della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio delle Marche, dell'Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, del Comune di Camerino e di Unicam.
Sono intervenuti sua eccellenza Francesco Giovanni Brugnaro, Arcivescovo di Camerino, Barbara Mastrocola, curatrice delle collezioni civiche e del Museo arcidiocesano di Camerino, Claudio Ciabochi, fotografo ed editore del libro, e Ilaria Venanzoni, curatrice delle schede del libro. Ha concluso l’incontro il prof. Tomaso Montanari, autore della prefazione del libro, ordinario alla Federico II di Napoli, presidente di Libertà&Giustizia e tra le principali personalità nel campo della storia dell'arte italiana. "Se amore guarda, gli occhi vedono". Con questa splendida citazione di Carlo Levi, Tomaso Montanari descrive il progetto fotografico "Adesso che fai? Vai via?". La pubblicazione, a carattere prettamente fotografico, vuol essere un racconto per immagini relativo ai danni al patrimonio storico/artistico dei luoghi dell'Italia Centrale
colpiti dal sisma di agosto/ottobre 2016. Il ricavato della vendita di questa pubblicazione sarà interamente devoluto per il restauro del dipinto La Pesca Miracolosa, proveniente dalla Cattedrale di Camerino, gravemente danneggiato dal sisma.
Nel suo intervento di chiusura della presentazione Montanari ha ribadito, dinanzi la folta platea, che partendo proprio dallo spunto creato dal libro stesso, cercherà di porre l’attenzione degli organi di stampa nazionali sulla situazione davvero critica in cui si presenta, ad oltre un anno dal sisma, il centro storico di Camerino. Dopo questa di Camerino faranno seguito altre presentazioni, tra cui un evento probabilmente a Firenze sempre con la partecipazione di Montanari.



L’Infernaccio apre ma non apre. Poi apre. Ma è sicuro?



La nastroforbicomania, detta anche sindrome da inaugurazione compulsiva, che ha colpito i nostri amministratori regionali, contagiando anche qualche sindaco immunodeficiente, sta mettendo in crisi molte sicurezze nei comuni cittadini che, in quanto tali, nastri non ne possono tagliare. La principale sicurezza a tremare è quella nei confronti delle Istituzioni che dovrebbero quantomeno garantire la sicurezza delle persone. Di fronte al ping pong di informazioni diametralmente opposte che arrivano da Regione, Ente Parco e Comune di Montefortino, si rimane sbalorditi e interdetti.
Il 2 dicembre prossimo riaprirà, almeno nelle intenzioni del Presidente Ceriscioli, uno dei casi della sindrome più gravi riscontrati, il sentiero della gola dell’Infernaccio. Era stato chiuso dopo il terremoto dello scorso anno per evidenti motivi di sicurezza e vi si sono svolti dei lavori per ripristinarla. Ora i lavori sembrano essere terminati e Ceriscioli, con le sue forbicione di platino tutte tempestate di pietre preziose, non vede l’ora di tagliare questo nuovo prezioso nastro.
Ma l’Ente del Parco del Monti Sibillini gli fa un’inaspettata quanto rabbrividente doccia fredda. L’Ente in sostanza dice: fate un po’ come vi pare, ma le ordinanze rimangono in vigore perché il sentiero sicuro non è, proprio per niente. Al massimo inaugurate i lavori, ma il sentiero ha da rimanere chiuso almeno fino alla prossima primavera. Risponde tosto il Sindaco di Montefortino, sul cui territorio insiste il sentiero, che ribadisce la volontà di aprire il percorso immantinente intimando all’Ente Parco di farsi gli affari suoi.
In tutto questo il comune cittadino, che già preparava gli scarponi per salire fino all’eremo del compianto padre Pietro, li ripone, li riprende e rimane con uno scarpone in mano e l’altro sullo scaffale in attesa di capirci qualcosa. Il sentiero dell’Infernaccio è sicuro o no? Ci si può avventurare o no? Secondo Ciaffaroni, il Sindaco, ci si può andare con prudenza, sapendo che la montagna può sempre cascarti in testa, fa parte del gioco. Secondo l’Ente Parco no. Intanto Ceriscioli a tagliare il nastro ci viene.
Una considerazione da uomo della strada: quanto ci vuole a parlare prima tra istituzioni e poi divulgare le informazioni? Quanto ci vuole a farsi fare una perizia tecnica attendibile e prendere una decisione ponderata? Se esiste anche una piccola percentuale di rischio per l’incolumità delle persone, bisogna essere chiari e dirlo, non rimpallarsi le responsabilità finchè non capita il fattaccio, dopo di che il responsabile non c’è mai.

Luca Craia